Nel 2017, „Fa niente“ è stato una botta di vita in una scena „indie/cantautoriale“ italica che già stava cominciando a riempirsi dei primi cloni di Calcutta. Da quell’esordio solista, Giorgio Poi si è imposto come autore (ne ha beneficiato anche Luca Carboni), ha flirtato degnamente col pop nei singoli di Frah Quintale e Carl Brave, ha prodotto il compagno di scuderia Bomba Dischi, Francesco De Leo, ma, soprattutto, si è dimostrato (a suon di concerti) come uno dei migliori artisti live in Italia, grazie anche alla sezione ritmica composta dagli ex Boxerin Club Matteo Domenichelli e Francesco Aprili.
La benedizione dei Phoenix, che lo hanno invitato ad aprire alcuni loro concerti in Francia e negli Stati Uniti, ha acclarato ulteriormente l’evidente caratura di un polistrumentista talentuoso, capace di superare le barricate dei generi e di mischiarsi con tutto pur rimanendo riconoscibile e fedele a un suo percorso personale, difficilmente inquadrabile eppure palesemente percepibile. Con il secondo album, „Smog“, l’artista romano – sebbene il Raccordo gli stia stretto, visti i suoi trasferimenti all’estero e le sue origini familiari – è tornato per restare.
Se nel primo disco il suo timbro vocale poteva risultare ostico ad alcuni, oggi quasi tutti hanno imparato ad amarlo e a riconoscerne i talenti. In un momento in cui si annunciano sold-out a destra e a manca per dar valore a proposte altrimenti insufficienti, il successo di Giorgio Poi è la testimonianza tangibile che il talento, alla fine, paga e riesce a ricevere i tributi che merita.
Geschrieben von Livio Ghilardi