Sono ormai anni che continuo a scrivere di questa scena trap italiana, facendo tesoro di empatia ed entusiasmo relativista nei confronti delle “musiche per nuove generazioni”, e schivando un campo minato da apologetica intellettuale, media partnership e rosiconi dell’hardcore continuum. Ho persino rotto l’ultimo baluardo della mia resistenza neurale ascoltando l’intera discografia della Dark Polo Gang, e divertendomi pure. La riscoperta del mio fanciullino musicale si è però scontrata con una dolorosa presa di coscienza: non riesco a metabolizzare Sfera Ebbasta (a parte quando fa i feat con la DPG o Guè).
Perché, al netto di tutti i legittimi discorsi che si possano fare sul product design inattaccabile nei segmenti pre/adolescenziali (vedi il Cioè della trap in edicola) e l’indiscutibile capacità di fuoco nel mainstream non necessariamente italiano, io credo che l’Italia non sia ancora pronta – proprio a livello socioeconomico – per tutto questo “flexin” tropicaleggiante e super epurato. Detto questo son gusti, sono fasi della vita e anche fattori stagionali (magari quest’estate le ballerò tutte le hit di Rockstar, in spiaggia a Formentera). Quello che so per ora è che, se tutta ’sto autotune è metamorfosi aliena, Sfera un giorno rischia di svegliarsi fra i Teletubbies.
Geschrieben von Andrea Pagano