Le cose simboliche di Roma sono tante: c’è il Colosseo e il Cupolone, Francesco Totti e l’AS Roma, i nasoni e la coda alla vaccinara, i patrizi e i plebei. E poi c’è nostro signore Noyz Narcos. Una persona tutta d’un pezzo, senza dio, fedele solo alle tenebre in cui viviamo tutti quanti dal giorno zero, e dalle quali proviamo a risalire fino a toccare i raggi del sole, ma questo ce lo aveva già insegnato anni fa nei suoi pezzi.
Di più: uno degli esempi di esistenzialismo e resistenza meglio riusciti nella musica italiana degli ultimi quindici anni, ma soprattutto uno dei dischi pesantemente più giusti di questi tempi per contrastare musica tanto discutibile alla quale è doveroso contrapporsi e essere ostili. Sia attraverso la penna, sia attraverso la produzione dei pezzi, Enemy arriva a ridare speranza a molti: a chi non è stanco e resta sveglio, a chi crede nel suo ideale, a chi è avvelenato perché sa cosa vuol dire conquistarsi un punto in questo mondo, portando avanti le proprie passioni e quanto precario possa svanire dall’oggi al domani tutto quanto.
Enemy è un calcio in faccia, è la panchina dove tutto è iniziato e dove tutto finisce, è la fotta che ti mangia, è la preoccupazione che ti manda avanti, è la legge del tutto e del niente, è la pazienza di quando aspetti e preghi fino a raggiungere quello che vuoi e alla fine ridi. Un monster è per sempre, proteggi er neck.
Geschrieben von Jacopo Panfili