Nell’overdose (t)rap che in questi ultimi anni ha colto grandi e soprattutto piccini non sempre è facile distinguere gli artisti di valore dalle mere copie o, più banalmente, da chi non ha talento. Eppure, alle orecchie più attente non sarà sfuggito che Speranza, Ketama126 e Massimo Pericolo siano – ognuno a modo suo – alcune spanne sopra alla media. Tre artisti diversi, provenienti da altrettante realtà del Bel Paese – rispettivamente Caserta, Roma e il varesotto – uniti per una data da co-headliner a Rock in Roma, per la “gioia“ dei commentatori che criticano la rassegna sui social, rea di fregiarsi ancora del termine „rock“ nel nome.
Cosa distingue Speranza, Ketama126 e Massimo Pericolo dal resto? In primis, ciascuno di loro ha una storia personale da raccontare e riesce a farlo con un linguaggio immediatamente distinguibile, cercando di non limitarsi al “compitino”, come Ketama definì la trap italiana tempo addietro. Tutti e tre, inoltre, sono profondamente disturbanti. Probabilmente Speranza, con la sua voce roca e il dialetto casertano alternato al francese delle banlieue, è il più spiazzante del novero: quando ho visto per la prima volta il video di “Chiavt a mammt” non capivo se fosse “finzione o si è ‘o verament”.
Ketama126 rappresenta il lato più scuro e „punk“ della romana Love Gang, forse per la sua passione adolescenziale per il metal. Il suo immaginario pesca dalla religione, la sua musica si contamina col rock e con l’emo, un genere caro anche al lombardo Massimo Pericolo che definisce il suo stile proprio “emodrill”. Se volete farvi un’idea di dove sta andando la trap meno prescindibile oggi in Italia, è l’occasione perfetta. Potreste uscirne sconvolti, o paurosamente ammaliati.
Geschrieben von Livio Ghilardi