È rave, è acid house, è Primal Scream, è The Orb, è New Order, è The Future Sound of London, è Warp, è dieci mila dischi collezionati and counting. È riccioli, è barba, è barba messa in vendita su e-bay, è drogarsi, è smettere di drogarsi, è smettere di smettere, è techno, è collaborazioni. È sperimentazioni, è Covenanza il suo festival, è „Qualia“, è roccabilly, è dub, è post punk, è house, è balearic, è tatuaggi.
È Two Lone Swordsmen, è A Love From Outer Space, è Audrey Witherspoon, è altri mille alias e progetti. È sigarette, è baffi, è „I’m losing more than i’ll ever have“, è „fail we may, sail we must“. È pre-serata, è notte, è giorno, è after, è after dell’after è postumi. È organizzare le vacanze per ritrovarlo in consolle. È gli amici che ti chiamano e ti dicono „ci vediamo lì eh“.
È bottigliette, è sudore, è abbracci, è baci, è saltelli, è religione, è filosofia, è esperienze coscienti. È quattro chiacchiere come vecchi amici la prima volta che ci parli sul divanetto verde di quel privé dietro la consolle. È un sacco di altre cose che non stanno nelle 1200 battute di questo articolo. È Andrew Weatherall. È questa sera è al Plastic da Le Cannibale.
Geschrieben von Matteo Grandese