Quando si pensa all’Australia è un attimo immaginarsela per „stereotipi“, soprattutto se la si conosce solo grazie al world wide web. Le distese di deserto e la natura selvaggia, i koala e l’erba buona come in California, le rivisitazioni trash della cucina italo-americana (chi ha detto chicken parmigiana?), il surf, la barriera corallina e le spiagge infinite. Musicalmente parlando, la dinamica rischia la stessa sorte: l’Australia è di Nick Cave e Kylie Minogue, del jangle pop dei Go Betweens, del punk di Saints e Radio Birdman o magari della „nuova“ psichedelia dei King Gizzard and the Lizard Wizard e Tame Impala, al più dei fuori pista dei Dirty Three o di certo underground rumoroso dei Settanta.
Da questa parte del globo non arriva così spesso il suo lato più sperimentale e oscuro. Non dici Australia e pensi ai droni e all’ambient ipnotica. A meno che non passi per la mente un nome come quello, ad esempio, di Lawrence English – compositore sperimentale di Brisbane, che di recente abbiamo visto sul palco con William Basinski-. Potrebbe essere lui il ponte fra noi e gli Erasers, duo di Perth che della tradizione australiana riprende una certa oscurità new wave, per farne esplorazioni sonore immersive, ipnotiche, circolari.
English ha messo lo zampino nella realizzazione del secondo disco lungo della band formata da Rebecca Orchard and Rupert Thomas, „Pulse Points“, che accentua la vocazione minimalistico-visionaria di un duo che per certi versi ricorda una versione meno austera e un po‘ più acerba dei Tomaga. Un progetto tra lo spazio cosmico e il post punk, che in passato ha condiviso il palco con gente come Low e Grouper. Preparatevi a lunghe distese di droni anziché di sabbia.
Geschrieben von Mary Anne