Non è mai bastata l’età a dirci qualcosa di significativo sulla maturità di un festival, quanto piuttosto la capacità di ragionare sul presente per costruire la propria proposta, senza fermarsi alle semplici opportunità offerte dai booking. Arti Vive quest’anno fa tredici anni, traguardo certamente importante, che però sarà ricordato per qualcos’altro: il tentativo di far interagire e improvvisare per la prima volta su un palco undici musicisti provenienti da generi ed esperienze diverse come James Holden, Populous, Emma-Jean Thackray, Adele Nigro, Machweo, Bienoise, Flu (Inude), Laura Agnusdei, Giulio Stermieri, Antonio Rapa e Dario Martorana. L’idea e il nome del progetto arrivano dal Mediterraneo, luogo di incontro di popoli e di culture che diventa, in questo caso, il simbolo di un’esperienza musicale catartica che vuole ribadire il valore della contaminazione culturale. Mediterraneo (sabato 6 luglio) sarà a ingresso gratuito e, a prescindere dal risultato, rappresenta il più importante atto di coraggio di quest’edizione del festival. Festival che, pur mantenendo la sua dimensione umana e rilassata, continua comunque a crescere aggiudicandosi nomi sempre più importanti della scena musicale internazionale come Anna Calvi, Sharon Van Etten e Cloud Nothings.
La prima (il 4 luglio) elegante, selvaggia, eccentrica. La complessità musicale di Anna Calvi ruota intorno a un animo raffinato e visceralmente rock’n’roll, che rievoca lo spirito di David Bowie e i meandri wave di Siouxsie Sioux. Lo conferma il suo terzo disco, Hunter, un’opera perfettamente compiuta che incanala l’ascoltatore in un romanticismo passionale, teatrale, pieno di forza e vulnerabilità. Merito della sua voce cristallina, audace, piena d’urgenza, e di ballate scintillanti eppure drammatiche che sembrano far camminare nella versione più sexy (ma a tratti anche androgena) di un film di Lynch. Assistere a un suo live significa esplorare il piacere nella sua massima forma, tendente agli estremi e mai al compromesso, scevro da qualsiasi stilema – aspettatevi pertanto anche qualche chicca a sorpresa – tipo una cover di Ghost Rider dei Suicide da lasciare senza fiato.
Sharon Van Etten, reduce dalla sua partecipazione attoriale alla serie di Netflix, The OA, ha da poco fatto uscire l’album Remind Me Tomorrow per Jagjaguwar Records: un disco impavido e poderoso, nel quale riesce a far esplodere tutta la sua potenza sonora e autoriale. Nel suo tour estivo saranno solo due le date italiane, tra cui l’appuntamento solierese di domenica 7 luglio. Ad aprire per lei ci saranno Any Other, Malihini e Francesca Bono.
I Cloud Nothings dopo aver messo da parte le chitarre pop-punk del debutto Turning On, si sono guadagnati a colpi di sferragliate sporche e ossessive (Here and Nowhere Else e Last Building Burning) una certa credibilità all’interno della scena alternative USA. A chi ha ancora vivo il ricordo del tour italiano del 2014, è inutile spiegare cosa aspettarsi il 5 luglio. Ai novelli, invece, diciamo che è arrivato il momento di prostrarsi alle chitarre più rumorose e furenti che al momento trovate in giro nell‘ „indie“ internazionale.
Non solo musica, ma anche teatro. Da non perdere Stanno tutti male, spettacolo prodotto dal Teatro Metastasio di Prato e LaCoz, di e con Riccardo Goretti, Stefano Cenci e Colapesce (5 e 6 luglio): un lavoro che trae spunto dal desiderio di ridare un senso all’abusatissima frase “Sto male”, che può voler significare tante cose ma che usiamo talmente tanto che non significa più nulla.
Geschrieben von Joe Teufel