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La guida di Zero ai migliori festival di luglio in Italia

Appuntamenti storici, new entry e giovani riconferme

Geschrieben von Chiara Colli il 25 Juni 2019
Aggiornato il 22 Juli 2019

Se anche per voi „estate“ fa rima con „festival“ siete sulla pagina giusta. Anche perché iniziamo subito con una buona notizia: anche quest’anno, per fare una vacanza con un bel festival non c’è bisogno che guardiate (almeno, non per forza) alla Francia, all’Inghilterra o alla Croazia. La strada tutta italiana ai festival estivi, nei casi più virtuosi comprende sempre di più cura e ricerca della line up, location suggestive, prezzi accessibili e talvolta anche attenzione alle nuove tecnologie. E allora non potevano mancare le esperienze immersive di NeXTones e Ortigia Sound System e le solide realtà come Terraforma e Locus; ma anche i festival più rodati che continuano ogni anno a migliorare e crescere (Arti Vive, Lars Rock, Gaeta Jazz Festival e Chamoisic), il mare blu della Puglia di Polifonic e la doppietta al Magnolia con Unaltrofestival e Solar Village. Di seguito e in ordine rigorosamente cronologico la lista dei migliori festival di luglio in lungo e largo per lo Stivale. Ci ritroviamo qui a fine luglio per i migliori appuntamenti di agosto!

 

UNALTROFESTIVAL (MILANO, 2 LUGLIO)


Elegante, sofisticata e talentuosa: Anna Calvi si è fatta conoscere fin dagli esordi per la sua voce cristallina e il virtuosismo ruvido e leggero nel maneggiare la corde di una chitarra. Dopo aver rimuginato su se stessa per due interi dischi, finalmente con „Hunter“ ha spinto la sua abilità artistica a un livello superiore, abbandonando la prospettiva distaccata e quasi demoniaca per abbracciarne una più intimistica e viscerale, dal carattere seducente e animalesco. Un lavoro che ha messo la figura femminile, nelle sue diverse sfaccettature, al centro del paradigma narrativo. Una visione tout court dell’universo donna, che Unaltrofestival non si è fatto scappare facendone il territorio prescelto per la sua settima edizione, confermando la sua anima contemporanea e attenta ai trend del mondo musicale. Se il 2018 è stato, con James Bay, l’anno in cui indie e mainstream facevano pace sopra e sotto il palco, il 2019 è l’anno della rivincita delle giovani in rosa, del gender free e del Me Too, con un cartellone tutto al femminile. Si esibiranno insieme alla prorompente Anna Calvi: l’australiana Julia Jacklin con il suo intimo e sincero cantautorato di matrice folk, la vigorosa e delicata Jade Bird, cantautrice e polistrumentista inglese erede del rock melodico degli anni Zero, i genovesi Eugenia Post Meridiem con il cuore zuppo di anni Novanta e il delizioso pop elettronico, sporcato dal rap anni Ottanta, del duo francese Videoclub.
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ARTI VIVE (SOLIERA/MO, DAL 4 AL 7 LUGLIO)


Non è mai bastata l’età a dirci qualcosa di significativo sulla maturità di un festival, quanto piuttosto la capacità di ragionare sul presente per costruire la propria proposta, senza fermarsi alle semplici opportunità offerte dai booking. Arti Vive quest’anno fa tredici anni, traguardo certamente importante, che però sarà ricordato per qualcos’altro: il tentativo di far interagire e improvvisare per la prima volta su un palco undici musicisti provenienti da generi ed esperienze diverse come James Holden, Populous, Emma-Jean Thackray, Adele Nigro, Machweo, Bienoise, Flu (Inude), Laura Agnusdei, Giulio Stermieri, Antonio Rapa e Dario Martorana. L’idea e il nome del progetto arrivano dal Mediterraneo, luogo di incontro di popoli e di culture che diventa, in questo caso, il simbolo di un’esperienza musicale catartica che vuole ribadire il valore della contaminazione culturale. Mediterraneo (sabato 6 luglio) sarà a ingresso gratuito e, a prescindere dal risultato, rappresenta il più importante atto di coraggio di quest’edizione del festival. Festival che, pur mantenendo la sua dimensione umana e rilassata, continua comunque a crescere aggiudicandosi nomi sempre più importanti della scena musicale internazionale come Anna Calvi, Sharon Van Etten e Cloud Nothings. Non solo musica, ma anche teatro. Da non perdere Stanno tutti male, spettacolo prodotto dal Teatro Metastasio di Prato e LaCoz, di e con Riccardo Goretti, Stefano Cenci e Colapesce (5 e 6 luglio): un lavoro che trae spunto dal desiderio di ridare un senso all’abusatissima frase “Sto male”, che può voler significare tante cose ma che usiamo talmente tanto che non significa più nulla.
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TERRAFORMA (MILANO, DAL 5 AL 7 LUGLIO)


Con Terraformazione si intende quel processo teorico che permette a un ambiente di sviluppare forme di vita attraverso la creazione di un’atmosfera. Si tratta, in sostanza, di ricreare altrove le medesime condizioni in cui si trovava il pianeta Terra, su per giù tra i 4,4 e 2,7 miliardi di anni fa. Insomma, quell’ambientino fatto di brodo primordiale, aria satura di gas vulcanici, temperature da altoforno, crescita di batteri grandi come autoarticolati… Che a descriverlo così, uno direbbe che praticamente si sta parlando della Pianura Padana nel 2019. Invece no, perché la natura ha seguito ancora una volta traiettorie diverse e in questi sei anni (un po‘ meno di quattro miliardi, ok, ma oh, i tempi sono cambiati) l’atmosfera che si è creata nel Parco è piuttosto differente da quella che si respira oltre i confini della Villa, e pure gli esseri viventi che essa ha generato. Le creature che si vedono a Terraforma, sopra o sotto il palco, non esistono altrove, si formano per l’occasione e verosimilmente vivono lo spazio di un fine settimana, poi o scompaiono o vivono un letargo ultraterreno. Dopo il piano quinquennale che ha definito forme e odori di queste creature, è il momento di indagarne l’identità, a partire dal linguaggio. Per questo è stata chiamata un’antropologa di mille mondi come Laurie Anderson a insegnare il suo “Language of the Future”. E con lei arriveranno l’esploratore, pioniere della chitarra, del tabagismo e delle scienze occulte Sir Richard Bishop; un predicatore come Daniel Higgs, barbuto urlatore dell’apocalisse imminente; l’illuminata songwriter psichedelica Mica Levi; il techno-socialista detroitiano DJ Stingray; mentre il compositore Walter Prati e la pianista Ricciarda Belgiojoso scruteranno gli astri di Stockhausen per rintracciare influenze aliene. La terraformazione ha creato la vita, ora vuole propagarla difendendone l’ambiente (con la riqualificazione del bosco, oltre alla riduzione dell’impatto) e ampliandone la parola, non soltanto sul palco. Il nuovo Kiosque à Musique ospiterà una “cascata alfabetica” di racconti e letture con varie voci, quelle di Enrico Malatesta, Donato Epiro, James Ferraro, Leila Hassan e Francesco Cavaliere. Comprendere la comunicazione di queste creature, dei Terraformati, forse un giorno aiuterà a comprenderne gli intenti. O forse non sarà necessario, perché la Terraformazione fino a cinque anni fa si credeva soltanto un processo teorico. Ora che è conclamato il suo aspetto pratico sorge spontanea un’altra domanda: e se fosse contagiosa?
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LARS ROCK FEST (CHIUSI/SI, DAL 5 AL 7 LUGLIO)


Potrebbe essere l’anno del botto. L’anno in cui pure chi non ne aveva mai sentito parlare, si incuriosirà al Lars Rock. A questo piccolo miracolo festivaliero nel cuore della Val di Chiana, gratuito e orgogliosamente indipendente. Se pure fosse così, non ci sarà da temere che il Lars svenda l’anima agli sponsor e all’it. pop, perché la cifra principale della sua identità è quella di essere a misura d’uomo, lo specchio di una realtà „culturalmente evoluta“ (quella in particolare di Chiusi) dove l’attitudine „rock“ incrocia la sacrosanta volontà di valorizzare il territorio, tra i più belli d’Italia – ma contiamo che questo lo sappiate già. Potrebbe essere l’anno del botto perché da queste parti non s’è mai visto e sentito un nome grosso come quello dei Wolfmother, gli australiani con le chitarre heavy che altrove riempiono i palazzetti. Un’edizione, l’ottava, che però non si nutre del solo „nome grosso“, ma che compone un cartellone a base di sei corde furiose, incazzate e anche qui indipendenti, dove gli altri due headliner parlano da soli per gli insider dell’alternative rock americano più rumoroso e contemporaneo, con i (nipotini dei Nirvana) Metz e i noiser melodici Cloud Nothings. E poi la sempre presente quota italica, pertinente col resto del cartellone, che mette in fila tra gli altri Lags, Black Rainbows e McKenzie. Da queste parti si potrebbe vincere facile con un festival in stile sagra-di-paese, puntando tutto sul cibo locale, sulle numerose bellezze storico/artistico/naturali della zona e sulla collocazione strategica nel mezzo di una delle aree più incantevoli del centro Italia (gitarella a Bagno Vignoni o Cortona per far rosicare la mamma?). Ma oltre alla musica e a tutto questo, il Lars Rock Fest non si accontenta e costruisce un programma composito con tante attività collaterali, ogni anno sempre più curate e aperte a includere diversi gusti e fasce d’eta. Gli „effetti collaterali“ pomeridiani: Open Book (festival nel festival che ospiterà alcune case editrici indipendenti italiane, un focus sulle riviste a cui si aggiunge la presentazione del libro „Rock Lit“), una fiera del vinile, il consueto spazio dedicato ai fumetti, l’area bambini, quella live painting e i corsi di yoga. Quest’anno con l’introduzione dei bicchieri in plastica riutilizzabile (scelta sostenibile e gadget che molti dei festival più blasonati d’Italia non hanno ANCORA introdotto), possiamo dire che il Lars – anche a prescindere dai big in cartellone – è decisamente entrato nella cerchia dei „grandi“.
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SOLAR VILLAGE (MILANO, 13 & 14 LUGLIO)


«Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare ». Il mare di Milano è, per eccellenza, in riva all’Idroscalo, col prato del Magnolia a far da bagnasciuga. Se il salvadanaio per i viaggi è più vuoto di una gelateria a gennaio, non disperate: per una due giorni speciale il dancefloor del Dude si sposta al parco di Segrate>, dando il via alla prima edizione del Solar Village Festival. Dal giorno alla notte, un’oasi di clubbing degna delle maggiori rassegne europee attende numerosi i fedeli assetati di gin tonic come d’acqua nel deserto. Tra i maestri chiamati a rapporto c’è Monsieur Laurent Garnier da Parigi, colonna musicale più marmorea di quelle all’ingresso del Panthéon, i suoi dj set sono adrenalina allo stato puro. Ritorna da Detroit una grande conferma delle Domeniche Elettroniche, quel Kenny Dixon Jr. che come Moodymann magistralmente piazza in fila senza stacchi una traccia di Jimi Hendrix e una dei Beatles, versandosi un drink e giocando sui bassi. Dixon saluta gli open air di Innervisions per portare a Milano quel sound deep-tech-kraut unico che, tra light show, grafiche da realtà virtuale anni 90 e le sue camicie dalle fantasie più ricercate, sta declinando nel suo party Transmoderna al Pacha di Ibiza. Kamaal Williams prepara un live smooth e sensuale come il vapore sullo specchio dopo una doccia. E, ancora, i due maestri di casa Sounds Familiar Sadar Bahar e Lee Collins si faranno da spalla in tre ore di set funky e Chicago house per palati sopraffini. Ma anche l’orgoglio nostrano godrà della sua parte, con i tribalismi dei Ninos Du Brasil, i dischi tra elettronica e house dei resident del Dude Abstract e Walking Shadow e le discate dal funk „grasso“ e tropicale del Fat Fat Fat Soundsystem.
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CHAMOISic (CHAMOIS/AO, DAL 19 AL 21 LUGLIO)


Da milioni di anni, le Alpi si stagliano imponenti verso il cielo e la loro orogenesi deriva dallo scontro tra la placca africana con quella europea, tanto che la parte sommitale del Cervino è Africa, almeno come tipo di roccia. Da 10 anni nella valle del Cervino, a Chamois, il più alto comune valdostano, si racconta di come le culture di paesi lontani possano essere d’ausilio alla resilienza del vivere tra i monti. La matrice identitaria della manifestazione è il jazz, intesa come una forza in continuo mutamento. Nella decima edizione viene declinata nel blues interpretato dai Tuareg del Mali con i Tamikrest e nell’abilità di Jimi Tenor di tradurla in sonorità da latitudini tropicali, seppur il suo habitat quotidiano sia prossimo al circolo polare. Si guarda anche con attenzione al territorio circostante, con l’aostano sUb_modU, manipolatore di poliritmi in chiave ipnotica o alla maestosità degli archi dell’orchestra Melos Filarmonica accompagnata dal contrabbasso di Federico Marchesano, dalla voce di Maria Laura Baccarini e dalla tromba di Giorgio Li Calzi. Le tonalità si faranno più accese con la jam session condotta da Toti Canzoneri o col trio Prank! del prodigio Enrico Degani tra math rock e jazz. La chiusura dei tre giorni è affidata ai dischi di Alessandro Gambo, conoscitore sopraffino di ogni declinazione che il ritmo abbia preso dagli anni 40 sino ad oggi. Da qualche anno gli spettacoli si sono diffusi oltre Chamois raggiungendo 6 comuni valdostani ed anche Torino, dove si svolgono tutte le anteprime. Oggi non c’è alcuna prova a dimostrazione che la tettonica a placche sia provocata dalle vibrazioni sonore, ma a CHAMOISic un primo indizio lo abbiamo trovato.
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ORTIGIA SOUND SYSTEM (ORTIGIA/SR, DAL 24 AL 28 LUGLIO)


Se non è il festival perfetto per una vacanza, ci si avvicina parecchio. La location, innanzitutto: Ortigia, il centro storico di Siracusa, una penisola circondata dal mare fatta di vicoli, case bianche e orizzonti blu. Potete godervela dalla colazione con granita e brioche allo spuntino di metà mattinata al mercato storico, dal tuffo a mare dagli scogli nel pomeriggio alla cena in maglietta e pantaloncini al tramonto. E già questo vi renderebbe soddisfatti dell’investimento fatto per volo e albergo. Poi c’è la musica, disseminata ovunque e in tutte le fasce della giornata – specialmente, per ovvi motivi, nelle ore serali e notturne, quelle meno calde – in modo da poter godere anche di tutto il resto appena elencato senza essere “rapiti” da live e dj set sin dalle prime ore del giorno. Ci sono i boat party, sudati e anarchici, vera chicca del festival, a largo del golfo di Siracusa e con tanto di bagno ristoratore. Poi le guest principali nel piazzale del Castello Maniace, infine i dj set che dal Castello si spostano in una masseria fuori città, fino all’alba e oltre. Un programma “a pacchetti”, con ticket diversi, ma che può garantire grandi soddisfazioni se affrontato con cognizione di causa e con il giusto anticipo – insomma studiatevi bene l’offerta prima di prendere tutto a scatola chiusa. Highlight della line up 2019: lo showcase Hessle Audio (che non toppa mai), quello della nostra Slow Motion (idem), Ross From Friends, il redivivo Neon Indian, il jazz di Yussef Dayes, l’irrequietezza afro dei KoKoKo!, le new comer Charlotte Adigery ed Elena Colombi e tutto il pacchetto domenicale firmato Boiler Room: Call Super, Jerusalem In My Heart, Lino Capra Vaccina, Lamusa II, Danielle. E poi sì, nonno Moroder con il suo live speciale “Un’estate italiana”: non la performance più bella che vedrete, ma quella dove vi abbraccerete più forte. Infine, vi diamo già anche la dritta su quelli che saranno i vincitori indiscussi del festival: Otim Alpha, non perdetevi il boat party con il loro live per nulla al mondo.
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GAETA JAZZ FESTIVAL (GAETA/LT, DAL 25 AL 28 LUGLIO)


Se tutte le rassegne jazz d’Italia avessero intrapreso la stessa illuminata via del Gaeta Jazz Festival, avremmo imparato a memoria la discografia di Robert Glasper semplicemente stando in coda alla cassa del supermercato. Sguardo rivolto a tutte le novità del panorama internazionale, specialmente europeo – con Londra e l’Inghilterra in primo piano -, largo alle realtà italiane che hanno intrapreso questo percorso (poco importa che lo abbiano fatto sin dagli esordi o solo da pochi mesi: l’importante è suonare), giusta celebrazioni dei maestri del genere. In questa edizione 2019 preparatevi dunque a essere sedotti e commossi dalla voce calda di Yazmin Lacey, recente rivelazione della scena britannica, e dalla strabiliante tecnica di Tenderlonious in combo con il Ruby Rushton Trio (purtroppo Joe Armon-Jones ha annullato la presenza all’ultimo minuto); da Nicola Conte, che presenterà il progetto Spiritual Galaxy, un’ideale connubio tra suoni cosmici, spiritual jazz ed elettroncia. Poi ancora i set di Godblesscomputers e Raffaele Costantino, gli archivi del collettivo Napoli Segreta, i Phresoul della nuovissima label Hyperjazz, SofaTalk, Randomized Coffee, Domenico Sanna & Riviera Soul, Technoir e Coco Fan Fare. E se sulla musica siamo ad alti livelli, per le location andiamo se possibile ancora oltre: il Castello Aragonese, il Sagrato della Cattedrale di San Francesco e la spiaggia dell’Ariana per il party di chiusura. E di giorno, mare come se non ci fosse un domani!
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NEXTONES (VAL D’OSSOLA/VB, DAL 26 AL 28 LUGLIO)


Alla Cava La Beola si sono sempre estratti granito e marmo. E questa già è una cosa che un po‘ spiazza, perchè uno si aspetterebbe che sia la beola piemontese a essere cavata. Il punto è che le beole in realtà non esistono; o meglio, quelle che chiamiamo beole sono rocce metamorfiche uniche come ogni roccia ma allo stesso modo uguali, ma accomunabili ad altre diffuse a diverse latitudini. Ciò che le rende beole è la geografia umana, è l’essere in Piemonte, diciamo pure nel polo estrattivo della Val d’Ossola, che sbriciolando intere porzioni delle sue montagne ha raggiunto tutta l’Italia e oltre. Con le sue beole, o con il serizzo, con quel suo grigio spontaneo che lo rende ideale per pavimentazioni di bagni e cucine, oltre che naturalmente per l’arte funebre. E naturalmente con i graniti e i marmi. Avete in mente il Duomo di Milano? Marmo rosa di Candoglia, Val d’Ossola. E l’Arco della Pace? Marmo di Crevola, Val d’Ossola. Le montagne ossolane sono il pavimento e la facciata – talvolta la tomba – del mondo. Gli mancava soltanto l’essere il palco di un festival: da qualche anno anche questa casella è stata riempita. La musica non è poi così diversa dalla geologia. Nessuno si inventa nulla, tuttalpiù si affinano nuove teorie e soprattutto nuovi strumenti con cui scavare il basamento roccioso. A guardare il panorama dei festival, almeno in questa piccola fetta d’Europa che può permettersi ancora di giocare a Monopoli con la realtà, si osservano perlopiù proposte che si riproducono per meiosi, cambiando soltanto le proprie coordinate. Nextones è riuscito invece ad avviare il processo metamorfico di un festival, e lo ha fatto arrivando a danzare su una cicatrice antropica del pianeta, nel mezzo di uno scavo roccioso. Nella Cava La Beola in due serate (più un extra dedicato ai campeggiatori) si alterneranno il live audiovideo di Sinjin Hawke & Zora Jones, fondatori di Fractal Fantasy i cui avatar danzeranno sulle pareti della cava, il doppio showcase dell’etichetta canadese Acting Press, Caterina Barbieri – esploratrice di intelligenze artificiali, sequenze geometriche, allucinazioni temporali e festival europei -, i dj set della polistrumentista cangiante Laurel Halo, del danzereccio Batu e di Nina Kraviz, la dj minimal-techno siberiana che sfiderà il caldo della cava… Ma soprattutto il concerto di Drew McDowall, ex collaboratore – talvolta membro – di Psychic Tv e Coil. Tra marmi e graniti McDowall celebrerà i 21 anni di età di „Time Machines“, il disco fantasma dei Coil che scagliò definitivamente John Balance & soci all’interno di quel buco nero allucinogeno dentro il quale sarebbero sublimati definitivamente nell’eternità. Ma non ci sarà soltanto musica, a scavare bene emergeranno videoproiezioni e persino gite diurne. Una discesa dai verdi pendii alle viscere delle pieghe alpine, dove pressioni e temperature estreme hanno inarcuato il margine di un continente accogliendo la spinta di quello più prossimo. Gli esseri umani sembrano più restii a questa trasformazione, Nextones prova a sbattergliela in faccia prendendoli per le orecchie, chissà che non si rivelino un organo più ricettivo del cuore.
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LOCUS FESTIVAL (LOCOROTONDO/BA, DAL 27 LUGLIO AL 14 AGOSTO)


Se dieci anni fa avessero predetto che Locorotondo sarebbe diventata una delle mete più gettonate della Puglia, non ci avremmo mai creduto. Non che il piccolo borgo della Valle d’Itria non sia oggettivamente bello e ben tenuto, ma a fine anni Zero al Curdunne (per dirla come i locali) ci si andava solo per il Locus Festival. Se dicevi che saresti andato a Locorotondo per vedere questo o quel concerto, i locals ne erano spesso all’oscuro. Oggi tutto questo sembra un’era lontana, e il merito è (quasi) tutto del Locus: un festival che nel corso degli anni ha saputo osare con proposte musicali mai banali che, dopo una prima fase prettamente jazz, guardano al mondo black a 360° ma anche all’elettronica (vedi Four Tet) o al Calcutta nazionale. Al contempo, la rassegna ha saputo creare un tessuto connettivo con il borgo e i suoi dintorni, educando anche il pubblico più insospettabile. Un business-case che meriterebbe tesi di laurea, un modello a cui diverse altre realtà della provincia italiana potrebbero ispirarsi, perché di territori da valorizzare tramite la musica e la cultura in generale l’Italia è piena. Io intanto mi godo la fortuna di essere del sud-est barese e di poter vedere Ms. Lauryn Hill a soli 20 km da casa, con un panino con le bombette in una mano e un panzerotto nell’altra.
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POLIFONIC (MONOPOLI & VALLE D’ITRIA/BA, DAL 26 al 28 LUGLIO)


Non si sarebbe potuto scegliere un nome più adatto per questo Festival di Polifonic: sommando assieme più elementi il risultato è un’armonia dei sensi e dello spirito. Il sole della Puglia splende sul Mediterraneo, tra le destinazioni perfette verso cui dirigersi reggendo in una mano un drink ghiacciato e nell’altra un panino col polpo. La cornice del benessere si fa abbagliare dal bianco dei palazzi di Monopoli, affacciati sul cobalto del mare che la abbraccia. Di giorno bagnanti, di notte danzanti, muovendosi fra le location dei tre giorni alternate fra spiagge adriatiche e terrazze da cui guardare l’alba sorgere dietro consolle. Alla sua terza edizione, Polifonic sceglie come colonna sonora un ventaglio di artisti internazionali che sventola fresco: c’è la rosa dei campioni del clubbing, dal re di Detroit Jeff Mills all’house balearica di Young Marco, alla cassa in 4 berlinese di Marina (Dr. Rubinstein) sino all’elettronica cosmica di Floating Points. Ci sono gli orgogli nostrani, la „F“ maiuscola di Festa coi Nu Guinea e la disco anni Ottanta con Jolly Mare; le sperimentazioni eccellenti di Silvia Kastel, regina della Boiler Room italiana a Bologna, e la dance dei The Analogue Cops, decollati dal Veneto a conquistare il pianeta (Blawan, per dirne una, ne è un compagno di merende). Fra una traccia di Craig Richards e un brindisi ballando con Paramida, Polifonic setta il mood dell’estate: camicia aperta, pelle salata e sorriso stampato, immortalati in una cartolina dalle vacanze.
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HANNO CONTRIBUITO AI TESTI: FABIO BATTISTETTI, LAURA CAPRINO, NICOLA GERUNDINO, LIVIO GHILARDI, FILIPPO GRIECO, SALVATORE PAPA, SIMONA VENTRELLA