Una mostra tropicale – a cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli – sia dal punto di vista strettamente culturale che da quello visivo. Daniel Steegmann Mangrané, attivo in Brasile, trasforma completamente la percezione dello spazio dell’Hangar per mezzo di grandi ripartizioni in tessuto bianco, popolate di immagini e presenze al confine tra il vegetale e l’animale. L’insetto stecco, scientificamente noto come Phasmide, è al centro di questa rappresentazione multipla, mimetizzato con le piante ma motore segreto di paesaggi verdi.
Un’opera importantissima presente tra le altre è Phantom (Kingdom of all the animals and all the beasts in my name), del 2015, una replica in bianco e nero della foresta pluviale. In questo scenario, l’artista crea un paradosso tra la presenza corporea del visitatore e la sua dissoluzione nello spazio: «Cerco sempre di raggiungere il momento in cui lo spettatore non sta osservando l’opera d’arte ma la sua stessa esperienza». In questo modo l’aspetto spettrale della foresta induce chi la osserva a interrogarsi sulla propria stabilità, sui propri movimenti e sulla percezione dello spazio.
Il continuo gioco di rimando tra opera e spettatore, tra immanenza e percezione, è frutto della passione dell’artista per la cultura brasiliana degli anni 60 e 70.
Geschrieben von Red Quad