Densa e nera come la pece, una minacciosa nube tossica di sovranismi e neoliberismo sosta nella stratosfera che sovrasta l’Europa. Provare a squarciarla, con la Brexit che incalza peggio delle sabbie mobili, è l’obiettivo di molte realtà alternative inglesi: chi lo fa col rap (Kate Tempest), chi con missili metal-psych-noise (Gnod), alcuni col jazz 4.0 (The Comet Is Coming), molti con il punk (Idles e Sleaford Mods).
La rabbia dei Bad Breeding, e del loro terzo album „Exiled“, fa parte dell’ondata di band politicizzate cresciute nell’ultimo lustro in Inghilterra, ma la foga viscerale dei testi – ispirati dalle ingiustizie quotidiane nella loro Stevenage, poco sopra Londra – e il suono caotico e distorto, tra anarco punk e hardcore cerebrale, li colloca su un asse atemporale che dai Crass arriva agli orizzonti distopici di Mark Fisher. «I find easier to imagine an end to the world than an end to capitalism».
Geschrieben von Noise Annoys