Milano dovrebbe ringraziare personaggi come Miuccia. Fondazione Prada, da quando ha aperto, ha innescato una bomba di qualità e professionalità del contemporaneo. E per chi si lamentasse che si guarda sempre fuori dall’Italia – anche se le sale di An Introduction già smentivano – dal 7 novembre nel Podium saranno esposti più di 100 lavori di Gianni Piacentino (Torino, 1945) a cura di Germano Celant. I pesci dell’“acquario” di Damien Hirst lasciano posto all’artista che all’Arte Povera ha dato quell’impronta di dinamicità attraverso le sue sculture/macchine/invenzioni sofisticate e complesse, eleganti e proiettate verso l’idea di movimento e velocità. La produzione di Piacentino è qui selezionata dagli anni 70: i primi Combine Painting, opere generate in quel periodo di formazione in cui l’artista non era ancora “l’ingegnere” intrippato con aeroplani e go-kart che è oggi; le barre decorate degli anni 80 e le tele in cui l’amore per l’aeronautica iniziava a farsi avanti; le forme geometriche e primarie fino alle più recenti strutture metalliche e il Cantilever.
Geschrieben von Rossella Farinotti