Dopo il successone dell’edizione 2018, Node festival ritorna nella sua fase „riflessiva“ ed espansa resa possibile grazie a una formula biennale ormai a regime. No stress: perché un festival come Node è il naturale sbocco di un percorso che ha bisogno di tempi più lunghi per continuare a indagare nelle pieghe della sperimentazione musicale, costruire relazioni e non perdere piacevolezza. Ecco, quindi, Staccato, un nuovo format di avvicinamento all’edizione 2020 con appuntamenti singoli progettati su misura per La Torre, struttura ex industriale riconvertita in spazio per le arti performative.
Si parte con due musicisti accomunati dalla ricerca sulle potenzialità espressive del sassofono.
Ben Vince è un nome che circola da qualche anno nel sottobosco avantgarde londinese, un ideale anello di congiunzione tra la reiterazione circolare di Terry Riley e le esplorazioni techno-abissali di Joy Orbison (con cui ha collaborato recentemente). Un set che ai soundscape trascendentali prodotti dai campionamenti e dagli intervalli tra suono e silenzio, unisce una gestualità fluida e – appunto – ipnotica. Non un uragano come Colin Stetson, più una sovrapposizione fluttuante di strati sonori che stravolgono la percezione del tempo.
Per comprendere Laura Agnusdei bisogna invece ripercorrerne un po‘ il percorso: l’origine è con il progetto matto d’avanguardia Sex With Giallone – condiviso,tra gli altri, con Caterina Barbieri, amica dai tempi della scuola e bolognese come lei -, ovviamente il Conservatorio, poi l’ingresso come sax sull’ultimo album dei Julie’s Haircut, nel frattempo lo studio all’Istituto di Sonologia dell’Aia, presenza in contesti internazionali importanti (tra cui il beneamato Rewire) e un’attività live indefessa dove incrocia il background classico del sax con la sperimentazione analogica e improvvisativa.
Il suo esordio da solista – „Night/Lights“ del 2017 su The Tapeworm – è di quelli che meritano attenzione e ripetuti ascolti. Le atmosfere sono prevalentemente notturne, ma vanno via via schiudendosi, passando dal lato della “Night” a quello delle “Lights”. Il sassofono di Laura viaggia libero tra i suoi stessi echi nello spazio, accompagnato da suoni acustici ed elettronici che formano un’ideale cornice intima e intergalattica. Un disco che parla di solitudine, di perdita e scoperta, di oscurità che si trasforma in luce. In attesa del suo nuovo lavoro che uscirà in inverno, venite ad scoltatarla a occhi chiusi per garantirvi dei bei viaggioni.
Geschrieben von Joe Colli