Quaranta anni. E sì, di anni ne sono già passati quasi quaranta da quando un corvo dal piumaggio nero come la pece posò i suoi artigli su di un palco eretto nei giardini di Castel Sant’Angelo a Roma. „The Raven“ era uscito da poco e quel corvo alle spalle dei musicisti faceva la sua bella figura. Castel Sant’Angelo… Ancora adesso ci si può vedere qualche concerto, piano solo, musica classica, un po’ di jazz, ma quelli erano gli anni in cui ci suonavano i Devo, i Ramones, i Kiss, i primi Iron Maiden, quelli di Paul Di Anno. Il punk, quello vero, ormai era solo un ricordo, ma gli Stranglers venivano da lì. Veri punk che non suonavano punk. Tagliare i ponti con il passato, rifiutare i dinosauri del rock e tenere le tastiere in primo piano poteva sembrare una contraddizione, ma non per loro.
In Italia tornarono nel 1985: il punk era ancora più lontano, i Clash dalla rivolta bianca erano passati da anni a far ballare le masse al ritmo di „Rock The Casbah“, i Damned suonavano una sorta di gothic pop e gli Stranglers, che nel frattempo avevano trasformato i loro inni di ribellione alla „No More Heroes“ in splendide canzoni come „Golden Brown“, che sarebbero presto state fagocitate dall’industria cinematografica, si presentarono sul palco affiancati da una sezione di archi. I tempi erano proprio cambiati.
Oggi Cornwell non è più con loro da quasi trent’anni, Jet Black, ormai ottantunenne, non siede più dietro la sua batteria dal tour del 2013, quando già suonava nella sola parte finale dei concerti, ma il basso e la voce di Jean-Jacques Burnel e le inconfondibili tastiere di Dave Greenfield sono sempre lì, a riproporci i classici di sempre con una scaletta da cardiopalma. A rendere la serata ancora più imperdibile c’è il gruppo spalla di questo tour, i Ruts D.C. di „Babylon’s Burning“ e „Jah War“, che con il loro punk-reggae infiammarono i palchi inglesi di fine Settanta.
Geschrieben von Carlo Cimmino