Uno spettacolo analogo allo zoo, al freakshow, e forse alla performance artistica muscolare. Chissà cosa prova Brian Chippendale con la visuale ridotta da una maschera (un po‘ Elephant Man, un po‘ Rey Mysterio, un po‘ prigioniero pericoloso), una fiera selvaggia incatenata a una batteria con la quale spaventa gli astanti che stanno a un passo («Venghino siore e siori, potrete toccare la bestia feroce»). O forse la maschera gli concede il superpotere di suonare i tamburi come nessun altro – e sottolineo nessun altro. Quando la toglie, torna a essere il Brian Chippendale tranquillo illustratore ossessionato dall’horror vacui, scelta stilistica centrale anche nel suo drumming incontenibile. Chiaro come una personalità del genere non possa adattarsi alle dinamiche di una „band“ propriamente detta, infatti se non si esibisce come solista si porta dietro un comprimario. Con i Lightning Bolt è il bassista Brian Gibson, che comprimario non è, ma rispetta degli ordini di scuderia che lo vogliono complementare, non predominante. Interrompendo un silenzio discografico che durava dal 2009, i Lightning Bolt tornano con un nuovo album (Fantasy Empire, su Thrill Jockey) e un nuovo tour, pronti a lasciare un ricordo indelebile nella memoria degli spettatori. E sottolineo indelebile.
Geschrieben von Andrea Cazzani