Chi frequenta i lidi psych pop che deviano nell’esotico, avrà inserito i Flamingods fra i propri ascolti già ai tempi di “Hyperborea”, secondo album e autorevole manifesto della band guidata da Kamal Rasool. Con quel disco, il quartetto londinese originario del Bahrein si presentò in tutto il suo sincretismo musicale: la psichedelia occidentale incontrava quella dell’Asia, i ritmi forsennati dell’Africa nera e gli esotismi del Pacifico, con una caterva di strumenti di qualsivoglia provenienza a disposizione.
Con “Levitation”, pubblicato nel 2019, i Flamingods hanno realizzato invece la loro opera più accessibile, incastonando maggiormente il sound nella forma canzone e con influenze (brit) rock più preponderanti. Chi amava la loro imprevedibilità forse ne sarà rimasto deluso, ma come si fa a non rimanere ancora ammaliati dal loro mondo di suoni?
Geschrieben von Livio Ghilardi