Tour celebrativi e „anniversary edition“ di dischi più o meno fondamentali sembrano aggredirci da ogni lato. Artisti sconosciuti ai più si ritrovano a essere improvvisamente rispolverati dall’oblio per un’opera pubblicata (e neanche è detto…) almeno trent’anni prima, che riscopriamo essere indispensabile e fonte di ispirazione per tutto ciò che è venuto dopo. Ma fra operazioni meramente commerciali e autocompiacimenti del super-esperto di turno, di tanto in tanto c’è anche qualcosa che brilla di luce propria. Wim Mertens lo venero dalla fine degli anni Ottanta, quando il suono del pianoforte era per me associato unicamente al suo nome e a quelli di Michael Nyman e Philip Glass. Una sacra trimurti fatta di minimalismo e non solo. Poi ci fu l’apoteosi, l’apparizione nel 1991 a un festival che si svolse al Palazzo delle Esposizioni: Mertens, Roedelius, Roger Eno, Balanescu, Harold Budd. Cose che non si dimenticano.
Artista estremamente prolifico, Mertens debuttò nel 1980 – e sono appunto i 40 anni del tour che questa sera si fermerà alla Cavea del Parco della Musica – con un lavoro per solo piano, “For Amusement Only” come Soft Verdict, nome con il quale furono pubblicati anche alcuni dei suoi lavori successivi, in massima parte per ensemble, fra i quali non possiamo non ricordare “Maximizing the Audience”, doppio vinile per la Disques du Crépuscule che raccoglieva la musica composta per uno spettacolo di Jan Fabre. La celebrazione arrivò poco dopo con la colonna sonora del film “Il Ventre dell’Architetto”, girato in una incredibile Roma ritratta da Peter Greenaway.
Da allora i dischi incisi non si contano più. Lavori in studio, registrazioni dal vivo, dal formato singolo al monumentale supermegabox “Qua”, con i suoi 37 CD, fino al nuovo quadruplo box, “Inescapable”, che dà anche il nome a questo tour del quarantennale: una raccolta dei brani che hanno fatto la storia del compositore delle Fiandre, con due brani inediti e dieci versioni live. Cinque ore di musica dalle quali attingere per una scaletta dalle forti emozioni.
Geschrieben von Carlo Cimmino