I C’mon Tigre compaiono dal niente nel 2014 con un disco omonimo, uscito per Africantape. Quando l’album arriva non sappiamo nulla del gruppo. Tutto ciò che ci è dato è una lunga serie di collaborazioni e l’artwork raffigurante solo una tigre intenta in una specie di passeggiata o piuttosto in un ruggito, rappresentata in uno stile ibrido che ricorda i disegni murari del Buthan e di Bali.
È stato già ampiamente fatto presente come le tredici tracce di questo primo lavoro si muovano nei territori delle musiche tradizionali dell’area mediterranea, dal Nord Africa all’isola di Malta, e più in generale del jazz, dell’exotica e della world music; ma qui, più che di influenze musicali, si parla proprio di influenze culturali. Quella dei C’mon Tigre è una musica conscia del fatto che alle immagini e ai suoni corrispondono località geografiche più o meno concrete: il progetto gioca sulla polarità e sullo scambio, prima che tra tradizione e sperimentazione o tra autoctono e l’allogeno, tra persone, sonorità e luoghi, tenendo sempre i piedi ben fermi sulle strade di questi ultimi, vicini a coloro che le rendono vive. Per tale ragione la loro musica è per forza di cose contaminata e le loro identità nascoste, come fossero superflue per lasciar parlare la musica.
Dopo quattro anni e un dodici pollici su Original Cultures, i C’mon Tigre sono tornati nel 2019 con un nuovo disco e ovviamente una nuova tigre in copertina, questa volta ritratta in un timido ruggito, in posizione accovacciata e con occhi grandi, che guardano in alto. L’approccio cambia solo di poco, concependo l’elettronica come base per gli strumenti acustici, avendo fatto tesoro della lezione che portare live un disco come questo può insegnare. Si chiamava „Racines“, radici, tanto per rimanere in tema: tornano live per un concerto sul palco del Castello Sforzesco, annunciato last minute (accompagnati da Beppe Scardino al sax baritono, flauto traverso e synth, Mirko Cisilino alla tromba, corno francese e synth, Marco Frattini alla batteria ed elettronica, Pasquale Mirra al vibrafono) che secondo noi è tra quelli che non dovreste mancare questo mese a Milano.
Geschrieben von Luigi Monteanni