Non succede spesso di entrare in una galleria d’arte e uscire completamente svuotati da ogni forma di superficialità, ma ogni tanto capita, soprattutto quando ci si imbatte in artisti e artiste che si assumo la responsabilità del loro ruolo.
Come Zehra Dogan – in mostra da Prometeo Gallery di Ida Pisani fino al 10.02 – artista di origini curde che ha fatto del suo lavoro un’espressione corale dei problemi e delle persecuzioni del suo popolo e non solo. Grazie a questa mostra Zehra scrolla la patina di superficiale candore che ricopre spesso le forme d’arte del nostro paese e delle bugie che spesso si racconta e ci racconta.
Zehra ha vissuto due anni, nove mesi e otto giorni nella prigione di Diyarbakir, nel Kurdistan turco, per aver postato su Twitter un disegno che si è rivelato essere un reato d’opinione per la legge turca. Dopo il burrascoso iter legale Zerha si è trovata costretta alla prigionia e con lei altre centinaia di donne, che hanno vissuto e vivono la violenza del carcere per aver espresso il proprio pensiero. È proprio dalla cella che Zehra riesce a raccontare l’esperienza condivisa con le compagne, utilizzando coperte e materiali di fortuna come base su cui rappresentare le storie di chi, come lei, ha parlato fuori dal coro.
Il carcere non fornisce gli strumenti per dipingere ma, nonostante questo, lei ha saputo adattarsi: i disegni sono realizzati con sangue mestruale (suo e delle compagne) e altri liquidi organici, insieme a una penna BIC, unico strumento concesso alle detenute. E se noi oggi possiamo vivere l’esperienza di queste opere, è grazie alla rete che Zehra ha intorno, non solo come artista ma anche come attivista, e che ha permesso a questi lavori di uscire dal carcere e arrivare fino a noi.
Tra volti di donne, chimere e simboli tipici di una narrazione non convenzionale, i disegni di Zehra rappresentano le forme più ostili e violente del nostro mondo, soprattutto per le donne.
Sono uscita da Prometeo Gallery col cuore in mano, ancora caldo e sanguinante per la consapevolezza di poter cambiare il mondo continuando a fare una cosa: raccontare, rendersi partecipi di ogni storia, anche se non ci tocca personalmente perché, in realtà, ogni squilibrio globale è una nostra responsabilità e tacerlo non farà altro che continuare a reprimere le libertà altrui. Scoprire e scrutare le opere di Zehra si è rivelato essere un piccolo atto di lotta quotidiana e consapevolezza.
Geschrieben von Lucrezia Arrigoni