Il termine diorama ha origini greche e significa “guardare attraverso”: un vetro, un’occhiale o qualche tipo di lente. Louis Daguerre, artista e chimico francese, fu il primo a crearne i primi esemplari. Scenari esistenti o immaginari prendevano vita sotto forma di ricostruzioni scenografiche in miniatura molto fedeli alla realtà.
Il progetto installativo „Oblivion ’22“ di Anne de Vries, seguendo le tracce dell’antica tecnica di Daguerre, si propone di essere la nostra lente, portandoci all’interno della ricostruzione di un party hardstyle all’aperto. L’artista ci offre un biglietto per un evento in formato ridotto, capace di indagare e “guardare e attraverso” l’impatto che la tecnologia sta avendo sulla nostra società. La musica, le luci, un mini proiettore, i cartelloni pubblicitari, i graffiti, completano l’esperienza rendendola reale e ci invitano a entrare in scena.
Tuttavia, osservando bene, sul palco a cantare o suonare non c’è nessuno. Allora le persone perchè sono lì? Parole estratte dai testi filosofici di Timothy Morton, Boris Groys, Laboria Cuboniks, Nick Srnicek e Alex Williams, si mescolano con la musica dance elettronica. L’intento è di risvegliare, attraverso voci manipolate e atmosfere surreali, i piccoli partecipanti al concerto, che infondo siamo anche noi: pubblico assopito e parte della società di massa.
Completano la mostra anche una serie di stampe su forex realizzate dall’artista, dove il tentativo è quello di rafforzare attraverso le immagini quanto espresso attraverso il diorama: le persone presenti al concerto qui sono rappresentate come se stessero per svanire; le parti tecniche del palco, le luci, i suoni, invadono e dominano la scena. Che effetto ha la tecnologia sulle nostre vite? Di certo in questa mostra non troveremo la risposta a questo interrogativo, ma sperimenteremo un modo per iniziare a pensarci.
Geschrieben von Anna Iacovino