Con un nome che evoca caos e distruzione, le vicende dei Mayhem sul palco e nella vita non potevano che essere estreme. Concerti con teste di maiale impalate e ferite autoinflitte, eventi da cronaca nera come il suicidio del cantante Dead e l’omicidio del chitarrista Euronymous, il tutto accompagnato da racconti di riti satanici e chiese date alla fiamme.
Era solo il 1993 ed era già successo tutto questo, con la band che si era sciolta per riformarsi l’anno successivo, poco dopo l’uscita dell’album di esordio, considerato una pietra miliare del black metal scandinavo e non solo: „De Mysteriis Dom Sathanas“. Da allora infiniti cambi di formazione, ma la presenza costante di Necrobutcher al basso, unico componente della formazione originale del 1984, e di Hellhammer alla batteria, con l’ungherese Attila Csihar alla voce che, avvolto nell’immancabile saio monacale e con la testa coperta da un cappuccio, ha più volte affiancato le chitarre di Stephen O’Malley e Greg Anderson nei Sunn O))).
Oggi, con una scenografia meno esasperata, a tutto vantaggio della musica, i Mayhem tornano sul palco dell’Orion a distanza di cinque anni dal precedente tour. Ad aprire i rituali il dark ambient quasi sinfonico dei Mortiis, per una serata all’insegna della Norvegia più oscura.
Geschrieben von Carlo Cimmino