La parabola artistica controversa e folgorante dei Lemoheads farebbe impallidire qualsiasi sceneggiatura da soap opera. Al centro il protagonista indiscusso Evan Dando, figlio della buona borghesia di Boston, madre modella e padre avvocato immobiliare. Scardina totalmente le regole con una vita artistica e musicale folle, ingarbugliata e decisamente sopra le righe, tanto da diventare insieme alla band uno dei più rappresentati esponenti dell’underground americano. L’esordio punk hardcore, grezzo, sporco e adolescenziale, il successo altalenante e una endemica instabilità (tanto da avere dal 1990 ad oggi più di quaranta membri), non ha fermato Dando e soci di coniugare la rabbia punk- hardcore con le melodie più pop e segnare con una decina di dischi un’intera generazione degli anni ’90.
Nel giugno del 1992, i Lemonheads pubblicarono „It’s a Shame About Ray“, il quinto disco della band, e il primo a ottenere fama internazionale, carico di giovanile e nebulosa malinconia. La band all’epoca era formata dal cantante e chitarrista Evan Dando, la bassista Juliana Hatfield e il batterista David Ryan. Cinque mesi prima, „Nevermind“ dei Nirvana era arrivato al numero 1 della Billboard 200 e il cosiddetto „rock alternativo“, come era allora noto, stava raggiungendo l’apice commerciale. Oggi una riedizione del disco porta la band in giro per il mondo per un tour celebrativo, imperdibile come ogni latente apparizione della band.
Geschrieben von Simona Ventrella