Il successo va giustamente celebrato, ma il concetto di celebrazione ha sempre accompagnato i Simple Minds fin dagli inizi. Era il 1980 e Jim Kerr cantava „Celebrate“ in „Empires and Dance“, nel 1982 usciva „Celebration“, raccolta che attingeva ai primi tre album su Arista, prima del passaggio alla Virgin, e ancora „Celebrate“, vero e proprio greatest hits, usciva fra il 2013 ed il 2015 in diverse versioni, e un live ufficiale dallo stesso titolo nel 2014.

In epoca di anniversari ormai quotidiani per ogni gruppo new wave di inizio anni Ottanta, un tour mondiale dei Simple Minds per festeggiare “40 years of hits” era quasi un atto dovuto. Più di ottanta concerti ad accompagnare l’uscita della compilation “40: The Best Of – 1979-2019”, un tour chiaramente interrotto a Marzo 2020 a causa del corona virus e ora in pieno svolgimento. E sono quasi quaranta anche gli anni trascorsi da quei primi concerti romani (Roma e Ostia) del 1983 nei teatri tenda, quando, non ancora gruppo mainstream, presentarono „New Gold Dream (81-82-83-84)“, il disco della svolta, dei primi grandi successi commerciali.

Oggi di quei giovani ragazzi sono rimasti solo Jim Kerr e il chitarrista Charlie Burchill, ma la voglia di riascoltare brani indimenticabili come „Promised You a Miracle“, „Glittering Prize“, „Someone Somewhere in Summertime“ e tanti altri è rimasta immutata. E parlando di celebrazioni, poteva esserci scelta migliore dell’aprire ogni concerto di questo tour con „Act of Love“, il primo pezzo che i Simple Minds suonarono al loro primo concerto nel 1978?