Tom Yorke, Jonny Greenwood e il batterista dei Sons of Kemet, Tom Skinner, sono il miglior side project dei Radiohead possibile. Questa frase dovrebbe bastare a giustificare tutto quelle che troverete nelle prossime righe e darvi la giusta motivazione per approcciarvi a “A Light for Attracting Attention”. Il disco uscito a maggio è talmente inconfondibile e così immediatamente riconoscibile, alle orecchie di un fan, da suonare come un vero e proprio album dei Radiohead, più di ogni altra cosa prodotta dai numerosi progetti collaterali dei membri della band. C’è la voce di Yorke, inalterata e incontaminata, che un attimo geme come un angelo perso nell’eterno limbo e subito dopo stride come un punk che si è svegliato dalla parte sbagliata del mondo. C’è il fingerpicking, ci sono sintetizzatori e i voli orchestrali e obliqui di Greenwood. Che dire poi della ritmica instabile e oscillante che impedisce alla tua mente di scivolare passivamente nella propria comfort zone? Abbiamo anche quella grazie al produttore Nigel Godrich, che dalla sala di controllo, fa mille magheggi per dare ad ogni suono un bagliore immenso e terrificante. Con tutto il dovuto rispetto per la quota dei Radiohead che non è negli Smile, ma se “A Light for Attracting Attention” fosse presentato come il trionfante seguito di “A Moon Shaped Pool”, del 2016, sono certa che la maggior parte delle persone verrebbe beatamente ingannata. Riuniamoci attorno a York e compagni e combattiamo l’assurdità dell’esistenza nell’unico modo che conosciamo: un bel concerto con possibile aria condizionata.