Da una parte un musicista che riesce a spezzettare il ritmo senza mai perdere il filo del discorso, che ha la capacità di battere un colpo ben assestato in mezzo ad altri due che non ci avevi fatto caso e tutto torna. Dall’altra un musicista cretese che trasforma il liuto in uno strumento corroboante e inaspettatamente contemporaneo. Insieme, ormai da qualche anno, per un progetto che scaraventa il concetto di sperimentazione e „musica del quarto mondo“ oltre i confini della tradizione e dell’improvvisazione.
Jim White è quella sagoma che sta dietro alle pelli dei magici Dirty Three di Warren Ellis, dove è capace di passare in pochi colpi da un incespicato ritmo para-jazzistico a un maelström sonoro che manco Raymond Herrera. Non è un caso che negli ultimi venti anni abbiano richiesto i suoi servigi Smog, Will Oldham e Cat Power, ovvero la trimurti del cantautorato americano a cavallo degli anni Novanta e gli anni Zero. Giorgos Xylouris è un suonatore di liuto cretese dalla voce baritonale, figlio d’arte, con connessioni fortissime con la musica tradizionale greca a partire dai suoi avi e un legame molto forte con l’Australia – dove ha vissuto per molti anni.
Il duo è un furente mix di atmosfere ellenico-mediorentali, folk apocalittico e saltellanti ritmi jazzati, autore di tre lavori in studio – l’esordio, „Goats“ del 2014, era stato prodotto da Guy Picciotto dei Fugazi, giusto per sparigliare un altro po‘ le carte – che si compongono come tre capitoli di un’unica saga. Tornano a Roma a distanza di due anni dall’ultima esibizione, in una location che ha fatto della contaminazione uno dei suoi punti forti.
Geschrieben von Chiara Colli