Deve essere stato il giugno del 2009 quando, in spiaggia in quel di Barcellona, aprendoci una lattina dopo l’altra da un 6 pack di Estrella per combattere l’arsura, Nicola – Gerundino – mi dice basta mare, vuole andare a vedere Ben Frost. Io penso, è solo pomeriggio, siamo arrivati oggi, c’è tempo per andare al MACBA, dove ai tempi si officiava il rito del Sonar de Dia. “Ma qui a Barceloneta si sta bene” gli faccio, ma lui non vuole sentire ragioni, mi dice che questo australiano-islandese è uno da non perdere, suona in una vecchia chiesa, fidati che non ti penti eccetera eccetera. In qualche modo la cosa mi incuriosisce e in venti minuti eccoci nella chiesetta. E’ buio e c’è poca gente, Ben sale sul palco e attacca con un lamento noise alla chitarra, più uno sfiato aggressivo di synth a mo’ di texture. Si arrabbia e gesticola perchè qualcosa non funziona. Poco alla volta il noise lascia spazio a un “metal ambient” (copyright mio) portentoso, tra fragorosi intermezzi industrial e le nostre costole che vibrano sotto il palco. Lì per lì penso sia la cosa più potente che abbia ascoltato. Anni dopo l’intensità è sempre evidente, dopo un album (Aurora) che è un manifesto di avantgardismo e i recenti curiosi lavori con gli Swans e sulle colonne sonore. Mentre io, a differenza di allora, non ho certo bisogno di essere convinto: biglietto già preso.
Appuntamento „vulcanico“ con Ben Frost e Francesco Fabris che presentano in anteprima mondiale „Vakning (Risveglio)„, progetto basato su field recording raccolti in diverse spedizioni durante l’eruzione del neonato vulcano islandese Fagradalsfjall. Per comprare il biglietto clicca QUI.
Geschrieben von Raffaele Paria