Scorrendo tra le note dell’album “Solo Acoustic Vol.1” del 2020 si apprendono in particolare due cose: è stato il primo lavoro solista e “unplugged” registrato in quaranta anni di carriera da Steve Wynn; la fonte principale di ispirazione è stata Bill Callahan, tanto da scegliere lo stesso studio di registrazione (ad Austin, Texas) e produttore (Brian Beattie) di alcuni album del fu Smog.
Se la prima rivelazione suona come una sorpresa, la seconda, almeno per il sottoscritto, lo è molto meno. A loro modo e con le dovute differenze, sono entrambi figli artistici dell’estetica, del mondo sonoro immaginato da Lou Reed e John Cale dalla seconda metà degli anni Sessanta in poi. Andando invece a sfogliare la sua agenda, il 2023 si preannuncia come un anno ricco di progetti e ricorrenze: un tour a marzo in UK con i Dream Syndicate e come spalla i sodali Rain Parade all’epoca del Paisley Underground; un box celebrativo per l’ormai classico “The Days of Wine and Roses”; un nuovo album con i Baseball Project in uscita a giugno e forse anche uno da solista.
Ma il primo appuntamento del nuovo anno per Steve Wynn è un breve ma intenso tour in solo acustico in giro per l’Italia. Dieci date in meno di due settimane tra le quali spicca la serata romana griffata Unplugged in Monti, che per l’occasione farà debuttare una location a dir poco speciale: un incantevole piccolo teatro costruito sulle fondamenta di una basilica proprio sotto Piazza San Giovanni. Parafrasando un noto modo di dire anglofono: sarà un’esperienza Win-Wynn.
Geschrieben von Matteo Quinzi