C’è voluta una pandemia e relativo lockdown per far tornare Einaudi alla sua sorgente musicale, all’essenza del rapporto col suo strumento elettivo. “Underwater” è il primo disco d’inediti per solo piano in circa vent’anni. Un processo di sottrazione partito nel 2020 con il best of casalingo “12 Songs From Home” e relativi live streaming notturni per comunicare con il mondo esterno durante quel periodo di isolamento forzato che, stando alle sue parole, è risultato una sorta di detox da un punto di vista creativo: “Quando il mondo fuori era fermo e silenzioso, mi sono immerso in uno spazio libero e senza confini. Una dimensione fluida e parallela, che scorre senza interferenze esterne. Ciò che ne è scaturito sono forme brevi, quasi canzoni, scritte di getto sul pianoforte”.
Una ricerca infinita e virtuosa verso la purezza del suono e della melodia che da sempre caratterizza la cifra stilistica di Einaudi, anche nelle collaborazioni e nelle musiche per film, alcune delle quali gli hanno regalato grandi consensi su scala internazionale – le ultime per i premiatissimi “Nomadland” e “The Father” – selezionate e raccolte in “Cinema” (2021), e che in “Underwater” trova l’ennesima conferma della bontà della sua visione minimalista della musica, eterea ma ricca di sfumature emotive. Una bolla sonora con la quale fluttuare attraverso paesaggi interiori, ricordi e, perché no, verso un futuro dal respiro più ampio e sereno.
Geschrieben von Matteo Quinzi