Con la mostra Una felice corsa. Pinuccia Bernardoni la Fondazione del Monte inaugura un nuovo ciclo espositivo che riporta lo sguardo su poetiche e pratiche di artiste che hanno dedicato una vita intera alla ricerca artistica, donne appartenenti a una generazione che spesso non ha ricevuto la giusta attenzione dalla critica contemporanea, settore per lungo tempo principalmente maschile.
Una felice corsa attraversa l’intero arco della lunghissima produzione di Pinuccia Bernardoni, presentando opere dai primissimi anni Ottanta a oggi, che individuano nella carta un medium privilegiato della sua indagine sulla relazione tra scultura e corpo, tra corpo e paesaggio, e tra natura e astrazione. La carta, declinata come scultura e come supporto nel disegno, viene gradualmente integrata e sostituita da altri materiali: ferro, vetro, foglie che attraverso processi di manipolazione – come la piegatura, la foratura e l’assemblaggio – mettono in evidenza da un lato la specificità della materia, dall’altro la possibilità di dialogo tra elementi differenti.
Dopo gli esordi a Firenze, ancora legati all’arte concettuale e alla poesia visiva, nel 1976 Pinuccia Bernardoni si trasferisce a Bologna e inizia a lavorare a installazioni ambientali sul tema della memoria, per giungere, a partire dai primi anni Ottanta, a maturare un’indagine personale sulla scultura in chiave anti-monumentale e processuale. Materiale d’elezione di questo periodo è la carta di riso, al centro di una pratica artistica che attraverso l’innesto di fili di metallo, la bruciatura, la piegatura e il collage, ne afferma e al tempo stesso ne mette in discussione la bidimensionalità e il volume.
Nel corso degli anni Novanta il suo interesse materico si estende all’impiego della lastra di ferro, spesso posta in relazione dialettica con la carta, per approdare in seguito all’uso di un materiale naturale, la foglia, a cui vengono riconosciuti forma e valore scultoreo. La foglia viene forata, inserita in cornici che hanno una funzione architettonica, usata come matrice – ombra, calco, traccia – fino a diventare soggetto di una serie di grandi disegni su carta sottile, le cosiddette antropometrie.
Il disegno accompagnerà tutto l’arco della carriera di Bernardoni, sottolineando un’affinità elettiva tra questo medium e la scultura, come forma che si produce attorno al vuoto e attraverso il gesto e il segno. In questo intreccio si inserisce un altro, importante, strumento analitico, quello del libro, capace, a partire dal 2013, di farsi corpo scultoreo unendo in un solo oggetto parola, volume, colore, azione.
Orari: da martedì a sabato dalle ore 10 alle 18. Aperture eccezionali nei giorni di Art City: sabato 4 febbraio, dalle ore 10 alle 24; domenica 5 febbraio, dalle ore 10 alle 19.
Geschrieben von LR