Molto „semplicemente“, Cécile McLorin Salvant ha una voce incredibile. In lei sono chiari i riferimenti ai giganti del passato, una su tutte Billie Holiday. Forse per questo la cantante di base a New York sembrava già matura all’epoca dei primi album – uno su tutti „For One to Love“ del 2015, apprezzato da pubblico e critica – anche se aveva solo poco più di vent’anni.
Un range impressionante, un senso del pathos struggente e una sicurezza percepibile a ogni sospiro. Oggi che di anni ne ha trentatré sembra sempre più desiderosa di percorrere strade azzardate e lontane dallo straight jazz. Il suo album „Ghost Song“ del 2022 è stato inserito nella classifiche di mezzo mondo, ben al di fuori delle strette maglie di settore: basta un ascolto per rendersi conto del perché. Accenni r&b, sperimentazioni inclassificabili che avvicinano elettronica e beatmaking al free jazz e un approccio allo storytelling quasi da cabaret, o da art-pop. Non è arrivato per caso il remix di „Wuthering Heights“ da parte di Kassa Overall, altro sperimentatore newyorkese senza generi ma che parte dal jazz.
In questa nuova fase della sua carriera (anche estetica) il nucleo gravitazionale rimane ovviamente la voce, cui sembra unirsi un approfondimento verso il suo retaggio francofono – è di padre haitiano e madre francese – mai nascosto, ma adesso sempre più al centro della scena.
Geschrieben von Giulio Pecci