Quella del „sopravvissuto„ è un narrativa spesso abusata. Nel caso di Mark Cunningham invece è perfettamente adeguata. Il musicista americano è infatti sopravvissuto a due dei sodali della sua creatura principale, i Mars , e all’implosione della band e di un intero movimento. Uno dei progetti che hanno dato vita e modellato la no-wave newyorkese, inclusi assieme a Contortions, Teenage Jesus and the Jerks e D.N.A. nella compilation del 1978 curata da Brian Eno – „No New York“.
Il bassista e trombettista non ha praticamente mai smesso di agitare onde sonore. Tra le sue collaborazioni negli anni si annoverano quelle con Arto Lindsay, Christian Marclay, Pascal Comelade, Lydia Lunch e J.G Thirwell. Non ha smesso neanche quando nel 1991 si è trasferito in Spagna, a Barcellona, dove si è mantenuto attivo in diverse, disordinate, formazioni.
L’ultimo album in solo, „Odd Songs“, è esplicativo a partire dal titolo. Una raccolta di brani ritrovati in vecchie cassette uniti a nuove composizioni, risignificando vecchio e nuovo in un unico orizzonte sonoro magmatico. Batterie secche come foglie autunnali, una tromba ossessiva che lancia sussurri e grida intrise di delay ronzanti, un basso greve come il canto di un mostro degli abissi e tappeti sonori che sembrano fatti apposta per perseguitare il protagonista di uno psyco horror.
Geschrieben von Giulio Pecci