Immaginata come una conversazione a tre voci, l’esposizione curata da Enrico Camprini si propone di mettere in relazione, attraverso lavori degli ultimi anni e nuove produzioni, le ricerche di Bekhbaatar Enkhtur (Ulaanbaatar, Mongolia, 1994), Luca Francesconi (Mantova, 1979) e Namsal Siedlecki (Greenfield, USA, 1986). La pratica dei tre artisti è caratterizzata dall’interesse specifico per il medium della scultura, indagato a partire da riferimenti eterogenei e con esiti differenti. Il dialogo tra le opere non si rivela tanto attraverso corrispondenze formali, quanto nella comune tendenza a concepire la scultura nei termini di una precisa idea di temporalità, declinata sia in chiave estetica che concettuale e simbolica. Idea di un tempo della scultura che a sua volta non può non evocare, in modo diretto o mediato, quello della vita e dei processi naturali e storico-culturali che essa sintetizza: in questo senso, le opere in mostra vanno intese come appunti per un discorso in progress sia sul mezzo scultoreo in sé, sia sul flusso di mutamenti che determina l’esistente.
I lavori di Enkhtur affrontano la questione dell’impermanenza e del cambiamento di stato dei materiali – spesso a partire da riferimenti iconografici e tradizioni della Mongolia, sua terra d’origine – mediante interventi realizzati direttamente nello spazio espositivo. Sculture in materiali organici e inorganici come cera d’api e argilla cruda, raramente sopravvivono alla mostra, mutando progressivamente e segnandone paradossalmente la durata. Similmente, le opere di Siedlecki indagano la natura trasformativa della materia da una prospettiva per certi versi alchemica, densa di riferimenti storico-culturali, dove tensioni opposte e processi in atto si concretizzano in sculture sempre in bilico tra inerzia e vita. Il tema della temporalità, da sempre centrale nella sua pratica, si colloca invece per Francesconi nell’interstizio che unisce analisi della forma scultorea e narrazione. Dedicando la propria indagine all’interazione uomo-natura, in particolare in relazione alle attuali modalità di produzione e all’agricoltura come misura del tempo, l’artista immagina la scultura come parte integrante di un vocabolario ecologico.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo, edito dalla galleria, con contributi del curatore Enrico Camprini e della poeta Federica Scaringello.
Geschrieben von LR