Nel 2010, quando tutta la scena bass inglese era in procinto di esplodere, riformulando e rimescolando le carte di tutti i generi in 4/4 fin’ora esplorati, fece capolino su siti e riviste di settore un album con un suonatore di flauto andino in copertina. Si chiamava „Río Arriba“, il suo autore era un’allora sconosciuto Chancha Vía Circuito (al secolo Pedro Canale) e i suoi suoni erano ancora meno noti all’orecchio dei più: cumbia digitale, sonido, dub latinoamericano.
E chi li aveva mai ascoltati? Fino ad allora le frontiere erano state quelle del Cile e del minimalismo di Villalobos o le mattate della Cómeme, realtà che comunque erano in orbita tedesca. Ma chi s’era mai spinto fino all’Argentina e ai dischi della ZZK Records? L’impatto dell’album di Chancha fu tutt’altro che travolgente, rimase una chicca per pochi.
Piuttosto che un torrente, i suoni di Chancha e amigos sono stati un fiume sotterraneo che ha scavato in silenzio, per poi emergere al momento giusto e anche una certa prepotenza, tant’è che oggi di cumbia elettronica se ne balla a pacchi ovunque e, in generale, i dancefloor sono decisamente più globali, includendo anche le zone più a Sud dell’America Latina. Non poteva quindi esserci momento migliore per accogliere a braccia aperte Chancha. El rio ha llegado.
Geschrieben von Nicola Gerundino