Fiordi, betulle e aringhe affumicate, ma nell’immaginario meno collettivo la Norvegia è anche la terra del metal più oscuro, con tanto di chiese date alle fiamme, del free jazz più innovativo, del prog più contaminato. È qui che negli ultimi mesi degli anni Ottanta, prendendo il nome da un film di Russ Meyer, Bent Sæther e Hans Magnus „Snah“ Ryan, già compagni di scuola alle superiori, danno vita ai Motorpsycho, vero e proprio gruppo di culto in area scandinava e germanica.
Da allora non si sono fermati mai: una trentina di album in studio, collaborazioni senza sosta – la più duratura quella con il chitarrista svedese Reine Fiske – svariati album dal vivo. Sì, perché è la dimensione live quella che forse meglio rappresenta i Motorpsycho, con i loro brani dilatati, i concerti senza fine che spesso arrivano a sfiorare le tre ore, la potenza di un suono che mescola in una perfetta amalgama hard rock, prog e psichedelia.
Poco fortunati con i batteristi, dopo svariati cambi di formazione nel 2017 è entrato come membro stabile Tomas Järmyr, che già conoscevamo bene dietro ai tamburi dei nostri Zu, ma anche lui ha lasciato la band a fine anno scorso, sostituito prima da Olaf Olsen e ora da Ingvald Vassbö, che dovremmo quindi vedere accanto a Sæther e Ryan sul palco dell’Orion, che i Motorpsycho hanno già calcato nel 2014 e nel 2019. Questa sera presentano „Yay!“, il disco uscito lo scorso giugno, registrato durante il lockdown in un improvvisato studio casalingo e poi affidato alle sapienti mani del solito Reine Fiske per un tocco di quel “Stockholm sound” che sembra dare una marcia in più alla moderna psichedelia.
Geschrieben von Carlo Cimmino