Per provare a dare una definizione dell’estetica musicale dei Deerhoof, cosa tutt’altro che facile, forse la soluzione migliore sarebbe citare il nome della loro attuale etichetta: Joyful Noise. Tanto rumorosi quanto euforici e melodici, eclettici per vocazione, con un approccio libero a mondi sonori apparentemente distanti ma grazie a una creatività combinatoria fuori dal comune il risultato è spesso e volentieri un magico equilibrio tra esperimenti avant rock/noise e irresistibili ritornelli pop.
Da quasi trent’anni Satomi Matsuzaki e soci rivoltano e riscrivono l’immaginario indie disco dopo disco, come se ci fosse un buco nero che ogni volta li inghiotte per poi riapparire in una veste differente. O forse è sempre la stessa band, colma di colori musicali e sana follia, solo proveniente da una San Francisco diversa, da una dimensione parallela.
Ulteriore conferma ce la dà “Miracle- Level”, diciannovesimo album in carriera uscito lo scorso anno che, oltre a essere ispirato e spassoso, già di partenza presenta due novità assolute: è il primo album interamente cantato in giapponese e registrato in un vero studio anziché nei consueti spazi ad hoc scelti dalla band. Dal vivo tornano a Roma dopo oltre tre lustri, l’ultima volta fu nel dicembre 2008 all’INIT. Ça va sans dire, diverse versioni fa dei Deerhoof ma anche della nostra amata città. Cercate di sopravvivere alla doppietta mortifera Sanremo-San Valentino e ventiquattro ore dopo sarete ampiamente ripagati, nelle emozioni e nello spirito.
Geschrieben von Matteo Quinzi