Craig è stato – ed è -una delle guide mondiali della musica elettronica. Viene da Detroit, dove tutto è iniziato per la musica techno; vive ancora lì, non l’ha mai lasciata, nemmeno negli anni più bui, e adesso che la rinascita è visibile e inizia a concretizzarsi è pronto a dare il suo contributo, ancora una volta.

La sua figura è davvero importante per tutto il movimento dance: non solo perché è stato lui a pubblicare i dischi di Moodymann, proprio all’inizio, non solo perché è tra i fondatori del famoso Movement di Detroit, il signor Festival nel mondo; Craig è stato l’uomo fondamentale nello sviluppo e la diffusione della techno e di tutte le sue varianti. Se da Detroit è arrivata fino in Cina e più in là, lo si deve anche a lui e alla sua perseveranza, alla sua visione.

Craig è alla vecchia maniera, non ama tutti questi telefonini in pista, gli piacciono quei club che li sequestrano all’ingresso. Non crede alla visione americana degli artisti “Shut up and dribble” perché Detroit ti insegna che, da artista, avere una visione politica è necessario, e quelli che non si espongono minimamente hanno qualcosa da nascondere. Lavora con la sua etichetta Planet E, gli piace ascoltare demo tutte le settimane, dare sempre una chance ai giovani producer, fa quasi duecento serate all’anno e si diverte ancora come il primo giorno. Conosce il pubblico di tutto il mondo, sa quali suoni vogliono sentire i vecchi clubber italiani e pure quelli nuovi. E sotto al suo cappello, dietro alle lenti scure degli occhiali, sta guardando negli occhi quelli che ballano nelle prime file, senza mollarli mai.