In principio fu Palace. Un moniker declinato in diversi modi a seconda dei musicisti coinvolti e dell’approccio sonoro ed estetico al disco di turno. Una sorta di erede indiretto di Gram Parsons e nuovo alfiere della crescente scena alternative country. Poi nel 1998 la nascita dell’alter ego Bonnie “Prince” Billy e un album come “I See a Darkness” (1999) che ha cambiato la vita di molti, di sicuro quella del suo autore, Will Oldham.
La commovente title-track è diventata ben presto un classico contemporaneo e lo ha consacrato tra i cantautori di punta della sua generazione insieme all’amico Bill Callahan, ai compianti Jason Molina e David Berman e a pochissimi altri. Con tanto di investitura firmata e cantata da Johnny Cash. Con il procedere del tempo e della discografia le sue fondamenta sono rimaste ben salde nel folk- country appalachiano ma l’attitudine indie-punk degli esordi è stata progressivamente abbandonata in favore di una personale classicità nella quale speranza e malinconia vanno magicamente a braccetto.
In un percorso artistico ormai ultra trentennale ha alternato con grazia e talento musica e cinema, come dimostrano le interpretazioni in “Old Joy” di Kelly Reichard o “New Jerusalem” dell’ex Spokane Rick Alverson. Senza dimenticare l’extra dell’iconica ed evocativa foto di copertina di “Spiderland” degli Slint, scattata in gioventù. Altro plus, la profonda amicizia con Steve Albini (R.I.P.) iniziata quando Oldham era un adolescente fan dei Big Black e culminata in album quasi perfetti e senza tempo come “Viva Last Blues” e “Arise Therefore”.
Pochissime cose non ha cambiato in carriera: l’etichetta discografica, la Drag City di Chicago (per noi europei i suoi lavori escono per Domino, compreso il recente e valido “Keeping Secrets Will Destroy You”), baffi e/o barbe varie e un sorriso beffardo. Ma sopratutto quella voce, quel modo di cantare sempre in bilico tra la stonatura e l’emozione più pura. L’ultimo concerto romano è datato 21 luglio 2012 al Circolo degli Artisti con una formazione tutta agghindata in stile matrimonio country, nella quale compariva un’allora poco conosciuta ma già magnetica Angel Olsen. Chissà questa volta quali sorprese estetiche e musicali ci riserverà il buon Billy per il suo ritorno nella Capitale griffato Unplugged in Monti.
Geschrieben von Matteo Quinzi