Non capita spesso di imbattersi in un progetto inusuale e fuori ogni possibile incasellamento come questa “orchestra” multietnica e multirazziale; un ensemble che racchiude al suo interno una formazione scalabile e componibile, che fa di questa sua peculiare natura polistrumentale e dedita alla mescolanza il suo diktat musicale. Il loro ultimo e quinto disco „We’re OK. But We’re Lost Anyway.„, uscito nel 2021 per la Bongo Joe Records è un montaggio musicale ritmico, ronzante e stratificato di ritmi jazz, pop, celtici, africani e latini, accompagnato da testi pieni di sentimento e significato che affrontano tematiche ambientaliste e politiche, con livore e la giusta dose di speranza.
Ascoltare la musica di questo collettivo è come trovarsi davanti ad un tipo di costruzione sonora condivisa, che si ottiene solo quando i grandi gruppi suonano come un insieme vivente e pulsante, con un intento condiviso e come se lo facessero in tempo reale. All’interno di questo suono è racchiuso il desiderio di provare la gioia e la forza a volte irruente ed esplosiva del movimento collettivo, tutti insieme ancora e ancora.
L’acustica si mescola all’elettronica, che a loro volta si uniscono al suono profondo delle percussione e degli ottoni, con o la leggerezza degli archi. L’ensemble crea melodie ipnotiche che giocano liberamente campionando generi e tradizioni globali, per creare una sapiente collisione di stili musicali. L’intero progetto possiede un’intelligenza da big band sfumata da scuola d’arte con una prospettiva internazionale, l’unica possibilità per comprenderli a pieno è provare l’esperienza di un loro live.
Geschrieben von Simona Ventrella