Ero poco più che ventenne quando ascoltai per la prima volta „Abel“ da quel piccolo disco gioiello a nome „Alligator“. Da lì i National ne hanno fatta di strada, inanellando una serie di capolavori che li hanno portati a diventare una delle band più importanti degli ultimi venti anni, grazie alle loro canzoni che riflettono la mondanità e l’angoscia esistenziale della vita moderna.
Attraverso un approccio capace di spaziare dall’americana al post-punk, la band dell’Ohio ci ha regalato canzoni incredibili quali „Terrible Love“ e „Mr. November“, in cui ogni parola viene trasformata in inni grazie alla figura sublime di Matt Berninger, che sembra voler raccontare personaggi diversi provenienti da uno stesso corpo, attraverso fioriture letterarie e ballate sublimi capaci di creare un climax brutale e barocco, catturando l’attenzione in modo signorile e avvincente.
Tante anche le collaborazioni, come quelle con Phoebe Bridgers e Sufjan Stevens, fino ad arrivare agli ultimi due album, datati entrambi 2023, che sembrano voler esser figli di quel capolavoro che risponde al nome di „Boxer“, disco in cui ciascuna canzone fluisce in maniera energica e non filtrata, mentre le melodie diventano più graffianti e nervose. Quel che è certo è che il binomio creato da Berninger e dai fratelli Dessner è di quelli perfetti e trova la sua massima fioritura in sede live, quando la voce si dissolve sempre più e si trasforma in grida, mentre le chitarre sembrano voler dissipare il tutto, generando un approccio confidenziale che trasuda spontaneità ed autenticità, favorendo la vicinanza tra pubblico e artista.
Geschrieben von Fabrizio Melchionna