Irregolare, cangiante, mutante come un X-Men, il post-punk si è rivelato ancora una volta un genere durissimo a morire. Anzi, a lui (e al jazz) è stato assegnato il compito titanico di riportare sotto palco le generazioni d’oltremanica (nuove e vecchie), „strappandole“ dagli altrettanto immarcescibili club.
Operazione compiuta e quindi eccoci qui a parlare di una nuova ondata dal nord dell’Europa (al netto della Brexit), equamente suddivisa tra Inghilterra e Irlanda. Già perché anche da Dublino e dintorni sono arrivate tantissime band di livello, mediamente belle (e) incazzate: Gilla Band, Just Mustard, This Murder Capital e, ovviamente, i Fontaines D.C., che con quel „Dublin in the rain is mine. A pregnant city with a catholic mind“ inchiodato con un accento fortissimo su una batteria nuda e ossessiva, si sono conquistati di diritto la prima fila.
Da quella strofa che apriva „Dogrel“, il loro esordio del 2019 su Partisan Records, stessa etichetta degli Idles, sembra passata un’eternità, anche a causa della pandemia. I Fontaines D.C. sono cresciuti, si sono evoluti e hanno visto anche il frontman Grian Chatten licenziare nel 2023 un’album solista molto interessane, „Chaos For The Fly“. Alla rincorsa di nuovi orizzonti wave e pop, stasera il loro debutto romano: già sold out e già con l’aura di concerto da annali.
Geschrieben von Nicola Gerundino