La morte di Chester Bennington ha lasciato forti squilibri nella mia mente di post-post-adolescente. Non mi sono filato i Linkin Park per anni (dal 2003 ovviamente, anno del loro mediocre secondo LP e del mio primo concerto da pagante) ormai troppo preso dalle mie derive di sperimentazione elettrometallara, ma a guardarmi indietro poche cose sono state per me un libro Cuore come Hybrid Theory e i suoi gridi di dolore (letterale, a posteriori) di inizio 2000. Per anni ho totalmente soppresso la mia componente “emo”, troppo raffinato e ricercato per sporcare le mie orecchie col “rock dei regazzini”, poi ho scoperto i Bring Me The Horizon. So che non è lusinghiero rivalutare una band in quanto rimpiazzo di un’altra band “deceduta”, ma poche cose nel nu metal odierno hanno toccato le stesse corde dei Linkin Park come alcune scudisciate emo/metalcore dei BMTH. A partire dal profetico EP Post Human: Survival Horror, disco che nel pre-COVID parlava di “Parasite Eve” e di società al collasso, arrivando all’ultimo Post Human: Nex Gen – apparentemente più debole ma sono solo a 3 ascolti – ho ritrovato nel sound della band britannica un brivido fanciullesco che non percepivo dei tempi della golden age del nu metal, cresciuto com’ero fra Korn, Bizkit, Deftones e, appunto, Linkin Park.
Stai a vedere che stasera finisce che mi butto nel pogo. E ci rimango.
Geschrieben von Andrea Pagano