Per noi liceali di provincia degli anni Duemila, i Marlene Kuntz erano il ponte musicale con la generazione che ci precedeva, quella dei nostri fratelli e sorelle maggiori. Abbiamo approcciato la musica rock alternativa italiana quando la band di Cristiano Godano aveva già collaborato con Skin e registrato un MTV StoryTellers, eppure il legame più viscerale rimaneva sempre quello con “Catartica”, il loro incredibile album d’esordio del 1994.
Un disco che prese la lezione rumorosa dei Sonic Youth e la portò in Italia, mettendo Cuneo sulla mappa del rock nostrano e facendoci sentire tutti forbiti a citare i testi raffinatissimi di Godano. “Festa mesta”, “Trasudamerica”, “Fuoco su di te”, il classico istantaneo e manifesto “Sonica”: praticamente un disco perfetto, che conteneva anche quello per me resta la vera sintesi di quella che sarebbe stata la loro carriera a venire, “Lieve”, già coverizzata dai C.S.I. quando “Catartica” era praticamente appena uscito.
E ripenso alla scena del trascurabile film di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” con “Nuotando nell’aria” di sottofondo e a quanto, paradossalmente, la mia generazione di fine Ottanta/primi Novanta fosse più legata a riferimenti concettuali formatisi quando eravamo nella culla o alle elementari, e non al culmine delle nostre facoltà adolescenziali. Forse è per questo che la morte di Luca Bergia – batterista in quel disco – ci ha toccato così tanto. Forse è per questo che i trent’anni di “Catartica” in fondo sembrano solo ieri, e invece nel frattempo è cambiato tutto.
Geschrieben von Livio Ghilardi