Incontro sul ruolo della cultura a Bologna con la partecipazione di Mi Riconosci?, attiviste/i dei beni culturali, e Salvatore Papa, caporedattore di Zero Bologna.
Negli ultimi anni, Bologna ha subito una preoccupante trasformazione, con la cultura sempre più strumentalizzata a fini commerciali. La rappresentazione di Bologna come „City of Food“, esemplificata dal progetto Grand Tour Italia di Farinetti, ha ridotto la città a un semplice parco tematico gastronomico, distogliendo l’attenzione dal ricco patrimonio culturale e storico che dovrebbe invece essere al centro dell’attenzione pubblica. Questa esaltazione del cibo ha contribuito a una visione consumistica della città, che ignora il potenziale di crescita culturale collettiva.
Il sistema museale, un tempo pilastro della diffusione culturale, oggi vive una crisi. Il fallimento del progetto Genus Bononiae, incaricato di gestire i musei civici, è un segno tangibile della cattiva gestione del patrimonio culturale. I musei non vengono più considerati come centri per la valorizzazione della storia cittadina, ma piuttosto come strumenti accessori per attrarre un turismo superficiale e mordi e fuggi.
Parallelamente abbiamo assistito alla sistematica cancellazione di spazi sociali e culturali indipendenti dall’amministrazione comunale, spazi che non erano legati al profitto, ma che offrivano diversità culturale e aggregazione. Realtà che contribuivano a mantenere viva l’anima ribelle di Bologna sono stati abbattute.
Il progetto politico dietro queste azioni è chiaro: trasformare quartieri periferici come la Bolognina e San Donato in luoghi da sfruttare, dove gli affitti crescono vertiginosamente, rendendo questi ex quartieri popolari sempre più simili al centro città.
Il progetto politico dietro queste azioni è chiaro: trasformare quartieri periferici come la Bolognina e San Donato in luoghi da sfruttare, dove gli affitti crescono vertiginosamente, rendendo questi ex quartieri popolari sempre più simili al centro città.
Altri progetti, presentati come interventi culturali, non fanno altro che rafforzare questa trasformazione. Piazza Lucio Dalla in Bolognina e il futuro Museo della Cultura Italiana sono operazioni sterili, prive di una reale anima culturale.
Questi progetti non fanno che sostituire la storica anima creativa e partecipativa di Bologna con un’immagine edulcorata e commerciale, funzionale al mercato e non alla comunità.
Questi progetti non fanno che sostituire la storica anima creativa e partecipativa di Bologna con un’immagine edulcorata e commerciale, funzionale al mercato e non alla comunità.
Anche Bologna Estate, promosso come un trionfo della gestione culturale da Matteo Lepore, non fa che confermare questa tendenza. La città si trasforma in un grande dehor a cielo aperto, dove ogni centimetro quadrato è monetizzato e i contenuti culturali sono svuotati di significato. Questo approccio riduce Bologna a un palcoscenico per eventi commerciali, annullando il potenziale di una programmazione culturale capace di generare vero coinvolgimento e crescita per i cittadini.
È ora di ripensare profondamente la politica culturale di Bologna, privilegiando le esigenze della comunità, garantendo spazi e accessibilità ai collettivi e alle avanguardie culturali e salvaguardando l’identità storica e culturale della città.
Geschrieben von LR