Licia Lanera, come già nel precedente spettacolo Con la carabina, sembra voler dare voce a chi non ne ha, o non ne ha mai avuta e, insieme a Giandomenico Cupaiuolo, Danilo Giuva e Roberto Magnani, porta in scena Altri libertini. L’omonimo romanzo di Pier Vittorio Tondelli, da cui lo spettacolo è tratto e pubblicato da Feltrinelli nel 1980, attraverso un linguaggio crudo e realistico – che fu anche censurato – descrive i “libertini” della periferia bolognese. Lo spettacolo si concentra su tre dei sei episodi che compongono il romanzo – Viaggio, Altri libertini e Autobahn – immersi in un immaginario che diventa subito collettivo, raccontando la storia di un „noi“ spesso dimenticato. Oggi, tornare ai testi dell’autore di Correggio significa riscoprire un passato non troppo lontano che, apparentemente, sembra non appartenerci più, ma in cui affondano le nostre radici, più o meno profonde. Tondelli scrive degli ultimi, che rifuggono la società e vengono evitati, coloro che stanno ai margini della storia, ma che, alla fine, la subiscono più di tutti. Portare in scena i “vinti” e i “peggiori” si contrappone ancora di più alla società odierna – epoca del consumo e dell’apparenza – e alla sua narrazione, riportando al presente un mondo che c’è sempre stato e c’è ancora. Quale formula migliore, dunque, del teatro per togliersi quella maschera di finzione e indossarne un’altra, forse più vicina a un sentire autentico e condiviso? Nella prosa di Tondelli si percepisce la voce sommessa di chi, per un’intera epoca, non l’ha avuta. E quando scrive quel famoso “noi” ci sentiamo tutti coinvolti, ognuno con la propria storia. «Noi siamo i vinti che ci crogioliamo nella nostra malinconia e ci inebriamo di dolcezze struggenti, nel pensiero del passato e del futuro».
Geschrieben von Francesca Rigato