Nata a Bari, ma di base a Londra ormai da tempo, Valentina Magaletti è una batterista dai mille progetti. L’abbiamo vista percuotere pelli e piatti per The Oscillation e Tomaga, sempre a fianco del compianto Tom Relleen, scomparso quattro anni fa poco più che quarantenne, o immersa nell’elettronica scura dei Raime, più tardi loro compagna anche in studio nell’esperienza parallela come Moin, senza dimenticare i Vanishing Twin, da poco apparsi come per magia in quel di Trastevere, quartiere che di tanto in tanto si apre ai concerti. Di recente si è invece esibita all’ex Mattatoio nell’ambito di Short Theatre, presentando il progetto in duo con la producer e dj afro-portoghese Nídia.
Oggi torna, presentata da ODD Clique, con gli Holy Tongue, collaborazione della Magaletti con il produttore londinese Al Wootton, poi allargata a trio con l’ingresso in formazione del basso di Susumu Mukai. Con un suono profondamente influenzato dal dub più sperimentale e dal post punk di band come 23 Skidoo e Liquidi Liquid, dopo tre EP, una cassetta ed un album si presentano con un LP fresco di uscita, “The Tumbling Psychic Joy of Now”, che li vede unire le forze con il guru della musica elettronica Shackleton.
A Roma avevamo già avuto modo di incontrarli l’estate dello scorso anno nella serata di festeggiamenti per i vent’anni di Battiti, Fauves. Un concerto, il loro, purtroppo funestato da problemi tecnici e durato non più di mezz’ora, per cui sarà questa la volta buona per immergerci compiutamente nel loro rituale psichedelico.
In apertura il live di Giampaolo Speziale e poi dj set con Egeeno e Giulio Pecci.
Geschrieben von Carlo Cimmino