Alle mie orecchie la musica di Egberto Gismonti evoca una sola cosa: la memoria, grazie alla sua capacità di invitare gli ascoltatori a riflettere sulle proprie esperienze attraverso le melodie da lui composte. Che si tratti di correre al pianoforte o di destreggiarsi con le sue chitarre costruite su misura, quel che è certo è che i suoi arpeggi sono trame in cui risiede la poesia della nostra vita. Da grande innovatore della chitarra qual è, il musicista brasiliano è riuscito con la sua musica a travalicare i confini del Brasile, grazie ad un approccio capace di amalgamare tradizione folkloristica, bossa nova, classica contemporanea e jazz.

Con le sue dita Gismonti sembra dare alle canzoni un attacco percussivo, avviando un fiume di ritmi, frasi e decorazioni difficili da definire, che si manifestano come una sorta di cascata sospesa. Può essere stravagante, divertente, e ovviamente virtuosistico, ma di sicuro non c’è nessuno come lui. In ogni corda pizzicata, il compositore di Rio de Janeiro distilla lo spirito della canzone, evocando gli umori e i colori passeggeri di un carnevale, definendo una gamma di note intime ed epiche allo stesso tempo. E dallo spirito profondamente libero.