Sono entrata per la prima volta all’interno degli uffici dello studio dell’avvocato Iannaccone nel 2014 e, ad accogliermi, c’era un’opera che avevo visto solo qualche anno prima, si trattava di Kiss di Marc Quinn. Avevo lavorato con l’artista inglese nel 2006 e Kiss simboleggiava l’iconografia e le tematiche di Quinn racchiuse in un unicum importantissimo. Si tratta di una delle opere scultoree più importanti del contemporaneo. Ed era lì. Insieme ad alcuni ritratti di Elizabeth Peyton, capostipite della scuola inglese contemporanea legata alla pittura e al disegno, o all’iconografico lavoro pittorico di Laura Owens, Untitled (2000), che raffigura il lettone matrimoniale dove dormono due bambini che, mentre si addormentano, si guardano negli occhi. Due figure realizzate con pochi tratti, il contrasto tra il blu e il bianco che compongono la formalizzazione del letto e quel copriletto floreale sui toni gialli: dettagli immediatamente riconoscibili di un’opera simbolo, di nuovo, dei primi duemila. Per non parlare di un altro autore americano che del ritratto ha fatto la matrice della sua ricerca come Richard Phillips, che in Italia non si trovava in nessuna collezione. E poi gli italiani, da Lisetta Carmi a Francesco Vezzoli, da Roberto De Pinto a Iva Lulashi e Adrian Paci, ormai artisti di stanza milanese, che Iannaccone ha appoggiato sin dall’inizio della loro carriera. Con Lulashi e con altri artisti giovani l’avvocato ha attivato collaborazioni che, negli anni, hanno strabordato dal contesto dello studio, dove è racchiusa parte della sua collezione. All’inizio solo quella contemporanea poi, negli anni, ha dato spazio e respiro a quella da cui l’avvocato ha iniziato il suo percorso: il Novecento italiano. Passato e presente per il collezionista Giuseppe Iannaccone coincidono e convivono. Il Novecento italiano è stato l’ambito attraverso cui Iannaccone ha acquisito, negli anni e da appassionato e studioso d’arte, le competenze che lo hanno poi portato a intraprendere la strada del contemporaneo. Le prime riviste, i primi cataloghi e monografie sono ancora presenti nelle librerie che accompagnano i visitatori nello studio di corso Matteotti a Milano. E poi, nel 2015, nasce il raffinato progetto #inpratica, curato insieme a Rischa Paterlini che per diversi anni ha lavorato al fianco di Iannaccone per lo studio, con la selezione delle opere d’arte e il rapporto con gli artisti emergenti. Dalle sculture in ceramica di Davide Monaldi ai nuovi linguaggi di Luca De Leva che, attirato da un nome storico, seppur di nicchia, come quello del pittore Arnaldo Badodi. Dopo De Leva è il turno di altri artisti e artiste della generazione nata negli anni ottanta, tutti con ricerche diverse – disegno, video, performance, pittura, scultura –, come Andrea Romano, Roberto Fassone, Beatrice Marchi, Cleo Fariselli. Giunge poi il turno delle mostre ideate e coordinate da Daniele Fenaroli, oggi curatore della Collezione Giuseppe Iannaccone, divenuta da poco Fondazione.
Ed è proprio la Fondazione che firma questa grande esposizione a Palazzo Reale: Da Cindy Sherman a Francesco Vezzoli. 80 artisti contemporanei. L’esposizione si sviluppa con una particolare attenzione nella selezione di ottanta lavori che possano restituire sia un tracciato sul quotidiano, sia una rappresentazione dell’intera collezione, cercando di non fare torto a tutte le altre opere. Operazione non facile. I giovanissimi Aronne Pleuteri e Chiara Di Luca vengono invitati da Fenaroli a interagire con le opere ormai museali presenti nella collezione nel 2022, proseguendo così il progetto #inpratica. Restituire un passato attraverso le azioni vivide degli artisti contemporanei è dunque un focus importante. La mostra a Palazzo Reale è un capitolo di sintesi di questi passaggi. Un momento per fare il punto della situazione sull’arte contemporanea, quella più nota e quella più recente, con opere iconiche o di ricerca di artisti come Cindy Sherman, Nan Goldin, Michaël Borremans, Roberto Cuoghi, Nicole Eisenman, Kiki Smith, Chantal Joffe, Dana Schutz, Lynett Yiandom-Boakye, Tracey Emin, Kiki Smith, Kehinde Wiley, Marinella Senatore, Francis Alÿs… giusto per fare qualche nome.
Geschrieben von Rossella Farinotti