Le celebrazioni non finiscono mai. Siamo in un vortice senza fine e ne siamo felici. Dischi che hanno lasciato un segno, che hanno caratterizzato un’epoca, vengono ristampati, nuovamente ascoltati ed amati da nuove generazioni che guardano al passato con un po’ di invidia, mentre noi – che siamo più grandicelli – ci tuffiamo nella nostalgia. Che siamo passati dieci, venti, trenta o quarant’anni dalla sua uscita (ci pensano i social a ricordarcelo) rispolveriamo il nostro feticcio e – con un grande sospiro o qualche piccola lacrimuccia – lasciamo che la puntina faccia il suo dovere, scavando in un tempo ormai lontano. Quando poi a questo rituale inevitabilmente intimo si abbina un concerto celebrativo, allora è festa grande. Gli anni passati hanno lasciato il segno sui nostri “eroi”, la formazione magari non è più la stessa, ma possiamo forse mancare?
Dall’uscita di “Sanacore”, secondo album degli Almamegretta (il primo era “Animamigrante” del 1993) di anni ne sono passati esattamente trenta. Reggae, funk, ma soprattutto dub, con la voce di Raiz ed il missaggio affidato a sua maestà Adrian Sherwood. Arriva poi il premio Tenco per il miglior disco in dialetto e da allora collaborazioni infinite e remix che passano per le mani dello stesso Sherwood, ma anche di Bill Laswell, degli Scorn e di Eraldo Bernocchi in quella che sarà la raccolta “Indubb”. Da allora la storia degli Almamegretta è stata costellata di uscite discografiche, premi vinti, cambi di formazione e anche scomparse premature (Stefano Facchielli, ovvero D.RaD), ma quel “Sanacore” resta nei nostri cuori. “Nun te scurdà”, cantava Raiz, voi non vi scordate che il „Sanacore Live Tour“ passa in città, perché potreste pentirvene.
Geschrieben von Carlo Cimmino