Nico ci piace. Ci piace nei suoi primi lati più punk e poi in quelli più pop e cool di Codalunga. Ci piace come vede il mondo e come lo proietta nel futuro. Di questi suoi frammenti ha sempre fatto il suo punto di forza, si sparpagliava per il mondo con un’etica e un’estetica. Ma a lungo andare, in un processo di ricerca artistica interessante, quei pezzi devono convogliare tutti in un’unica direzione e diventare una cosa sola. Non un vociare ma un visionare (inteso come azione del visionario. Licenza poetica). Quindi arriviamo all’oggi, a Pastorale, la mostra che Nico Vascellari ha inaugurato a Palazzo Reale, nella indescrivibile Sala delle Cariatidi, in occasione dell’art week 2025 e che durerà fino al 2 giugno.
Un solo lavoro. Una cosa. Un terrario che crescerà, piccole esplosioni, un po’ di rabbia e un po’ di magia. Un lavoro che può parlare a tuttə dicendo una cosa diversa ma l’unica costante, e forse la cosa più importante, è che è uno spazio di possibilità. Succederanno piccole cose, rivoluzioni di piante infestanti, a vederlo niente di che, ma a viverlo ha una sua energia. E poi a tornarci sarà sempre diverso. In conferenza stampa Nico si è emozionato, ma non per essere lì a fare la mostra in un palazzo importante, ma perché intorno a lui c’erano persone che credevano in questa visione, che credevano nell’arte e che hanno reso possibile questo progetto. Perché l’arte non è mai una cosa singola, è sempre un processo comunitario, nel suo nascere e nel suo esistere. Vuol dire muovere possibilità di visione. Quindi, in un mondo in cui l’arte non conta niente, noi saremo piante infestanti.