Georgina Gratrix (1982) lavora sulla tela come un antico artigiano, rimescolando le categorie di pittura e scultura. Troppo spessore per essere solo pittura, troppo colorati per entrare nel gruppo dei bassorilievi, i suoi lavori si impongono nello spazio anche quando solo di piccole dimensioni, anche quando solo sono appunti sul suo lavoro in studio, come racconta il titolo della mostra.“Eccessiva” scrive Micola Clara Brambilla nel foglio di sala.
“Sono tanta, sono troppa, chiedo tanto” è una frase che ho sentito dire da molte amiche, donne. Non si riferivano quasi mai al proprio corpo (talvolta sì) ma alla propria richiesta di attenzioni da parte del mondo (perlopiù il partner). Le opere di Gratrix prendono lo spazio che serve, attirano tutta l’attenzione possibile giocando con grandi dimensioni, colori brillanti, animali, fiori, dolcetti, teiere, tazze e glitter: il dietro le quinte dello studio (accarezzando il nostro sempre vivo voyeurismo). Gioiosa e giocosa, schiva ogni regola, soprattutto prospettica, per raccontare la sua quotidianità, sempre in dialogo con la storia dell’arte: lei cita altri artisti sudafricani, io penso a Édouard Vuillard e Henri Matisse. Che sicuramente non si sono mai sentiti in difetto per essere “tanto”.
Geschrieben von Irene Caravita