Ti giri un attimo e sono passati dieci anni. Cosa accadeva a metà (o quasi) 2025 a Roma? Che i Parquet Courts, di cui A. (Andrew) Savage è la voce inconfondibile, salivano sul palco del Monk per un concerto tanto bello quanto tuonante – anche se non con un pubblico da sold out. Arrivavano in un periodo iperprolifico con tre album in due anni, „Sunbathing Animal“, „Content Nausea“ (2014) e Monastic Living (2015), che seguivano il debutto „Light Up Gold“ sull’etichetta Dull Tools (gestita proprio da Andrew) e sublimavano l’idea di un post-punk da rodeo, ballabilissimo e a bassa fedeltà.

Dieci anni dopo eccoci invece su un tetto di Roma, ospiti di Unplugged in Monti, con il solo A. e la sua chitarra a ritirare fuori i brani del suo debutto solista del 2017, „Thawing Dawn“, sempre su Dull Tools, e del più recente „Several Songs About Fire“, uscito per Rough Trade, stessa etichetta degli ultimi dischi dei Parquet Courts. Sarà l’occasione per riscoprire un grande artista, chiedergli come fanno a convivere con la canicola nel suo Texas o nella sua New York, e fare un bilancio al tramonto sui propri ultimi due lustri. Curiosità: se le copertine di questi due progetti vi sembrano molto simili, è perché dietro c’è lo stesso illustratore. Indovinate chi? A. (Andrew) Savage.